Raymond Radiguet
Raymond Radiguet scrive Il Diavolo in corpo a 23 anni e nel giro di pochi mesi dopo la sua pubblicazione del libro, avvenuta nel 1923, muore di tifo: molti critici e autori francesi lo hanno descritto come una per la rara nella letteratura, non soltanto circoscrivendolo a quella francese (ricevette i complimenti da Valery e gli fu assegnato uno dei massimi premi letterari francesi, conferitogli tra gli altri, da Cocteau e Giraudoux).
Già il titolo potrebbe far intuire quale sia il “cuore” del romanzo: stiamo parlando ovviamente di amore, ma non di un classico “amore impossibile”, cosi come molte altre opere ce lo presentano: nella scrittura di Radiguet c’è qualcosa che rende questo amore impossibile diverso dagli altri.
Il tempo del racconto si svolge in piena grande guerra, ma il focus degli eventi si ha in un anno, tra il 1917 e il 1918,e questo periodo sarà fondamentale per la storia d’amore tra il dodicenne “ragazzo precoce” e la diciottenne Marthe Grangier, promessa sposa a Jacques, che ora si trova al fronte a combattere. Il loro primo incontro avviene con le famiglie, in una stazione ferroviara: durante una lunga passeggiata tra i boschi, il giovane protagonsita (che non ha un nome) è eccitato dal fatto che Marthe preferisse la sua compagnia a quella della famiglia e della natura circostante. È il primo passo verso una escalation di sensazioni che imbriglieranno il protagonista, andando a nutrire il suo “diavolo in corpo”. Le sensazioni descritte non sono solo di un amore intellettuale, come tuttavialo era anche, ma il diavolo che il protagonista ha in corpo esige ben altro: le descrizioni sulla fisicità di Marthe, i desideri irrefrenabili di “saltarle al collo” prenderanno il sopravvento da qui per tutto il romanzo.
Ma, come detto, c’è qualcosa che rende questa storia di amore impossibile diversa dalle altre, e questo qualcosa è la psiche del giovane protagonista. “Il sapore del primo bacio mi aveva deluso come un frutto che si assaggia la prima volta. Non è nella novità, ma è nell’abitudine che si provano i piaceri più grandi. Qualche minuto dopo, non solo ero abituato alla bocca di Marthe, ma non potevo neanche più farne a meno. E proprio allora lei parlava di privarmene per sempre” dice il ragazzo, e ciò dimostra come la sua psiche non segua una linea retta, ma prenda vie tortuose per poi arrivare a sentenze come la seguente: “Dopo la volgarità dei miei primi desideri, mi ingannava la dolcezza di un sentimento più profondo. Cominciavo a rispettare Marthe perché cominciavo ad amarla”. L’amore viene quasi subito ricambiato da lei, anche alla luce di un fidanzato Jacques che non la assecondava sempre, una sorta di “matrimonio di convenienza”: per assurdo l’amore del protagonista inizia invece a scemare, dopo una impennata iniziale, durante il corteggiamento, per poi insinuarsi nelle pieghe della mente di un ragazzino di dodici anni, più maturo della sua età, ma che in ogni caso deve fare i conti con “l’etichetta” dell’epoca: al paese di Marthe ormai tutti non la salutano più, lo scandalo di questo amore è ormai trapelato. Trapelato a tutti tranne che alla famiglia di lei, che saprà solo alla fine. I due protagonisti insomma si muovono su una lastra di ghiaccio: il loro dirompenete amore deve sopportare, oltre al peso dello scandalo, anche quello forse più angoscioso della guerra. O meglio, della pace. Il loro amore sarebbe finito con il ritorno di Jacques, alla fine della guerra?
A questa domanda sarà impossibile rispondere. Dopo quasi un anno, quindi alla conclusione di questa storia, Marthe aspetterà un bambino: i dubbi del giovane protagonista ora sono atroci. Marthe gli ha mentito o no? Non aveva detto che quindici giorni prima del loro incontro, aveva trascorso un giorno con Jacques? Questi dubbi vengono spazzati dall’amore che il giovane padre ora prova nei confronti del figlio: gli sembreraà ora di dividere il suo amore tra Marthe e il figlio. La strada per diventare adulti è ormai avviata. Jacques, che come un fantasma si è aggirato per tutta la durata della storia, comparirà solo alla fine, quando Marthe morirà a causa degli sforzi del parto, dal momento che questo è avvenuto con due mesi di anticipo. Jacques tuttavia non incontrerà mai la persona che la sua promessa sposa ha amato davvero, ma potrà dare un futuro alla creatura che gli ha lasciato. Anche il giovane amante, nelle pagine conclusive del romanzo, sembra felice per l’epilogo di questa storia: “Capii che, alla lunga, l’ordine si dispone da solo nelle cose”, sono infatti le sue ultime parole.
Radiguet cerca un modo valido per dominare la vicenda che racconta, dandoci l’impressione di aver dato vita ad un’opera non spontanea, la quale però mette le distanze tra l’età in cui gli adolescenti vivono ancora l’amore in maniera idealistica e quella in cui si vive questo sentimento in maniera più concreta, facendone un’esperienza dolorosa.
Molte interpretazioni a questa opera fanno prevalere il profilo egoistico di entrambi gli amanti, giudicando l’autore come un “Proust più egoista”: quello che forse il giovane autore ha voluto dirci attraverso queste pagine, forse rendendosi anche conto della malattia che lo consumava, probabilmente è che una forza come l’amore deve fare i conti con tanti aspetti del mondo che abbiamo dentro e anche di quello che sta fuori, ma che, alla fine dei conti, sembra arrendersi sotto i colpi di qualcos’altro ancora che risulta impossibile controllare da soli.
Il critico Giacomo Debenedetti probabilmente ci ha fornito una delle definizione più acute e giuste dell’opera dello scrittore francese: “Nel Diavolo in corpo, tutto l’adulterio si atteggia come la vertigine scoperta e celebrazione dell’amore, compiuta in uno “stato di natura” anteriore alla scoperta del peccato”.
Di Mario De Angelis.