Del pittore tedesco rinascimentale Grünewald si sa abbastanza poco, a cominciare dal nome. Grünewald (Bosco verde) era solo un soprannome. A quanto pare, all’anagrafe si chiamava Mathis Gothart-Nithart o Neithardt Gothardt, dopodiché si capisce perché abbia prevalso il soprannome.
Le opere più famose sono le varie Crocifissioni con Cristi steroidizzati che grondano sangue. La sua Risurrezione, poi, è talmente moderna da non avere rivali a distanza di mezzo millennio. Quando, anni fa, la usai per illustrare un articolo su una rivista, il caporedattore mi chiamò infuriato perché avevo “sbagliato la data nella didascalia. Come fa a essere un’opera del Cinquecento?!”. Beh, lo era.
Qui però ci occuperemo della tavola dell’Incarnazione di Cristo dipinta nel periodo 1512-1516 per l’altare di Isenheim, e oggi conservata al Museo Unterlinden di Colmar, in Alsazia. A destra la Madonna con il Bambino, e ci siamo. Il “diavolo nei dettagli”, con licenza parlando, occupa l’intera metà sinistra del quadro. Che cosa raffigura? In teoria, gli angeli che fanno festa perché Dio è sceso in terra. Solo che i presunti angeli hanno qualcosa di strano, alcuni sembrano pelosi, altri hanno ali da farfalla o appaiono come barlumi di luce nella notte. E soprattutto, sono capeggiati da una figura femminile.
Siamo nel profondo Nord. E se quelli fossero gli elfi con la loro sovrana, la Regina Mab?
dhr