Magazine Diario personale

il dibattito sul Lavoro. Per capirci qualcosa e non cascare nelle trame del populismo.

Creato il 30 ottobre 2011 da Cristiana

Marco Simoni sul Il Post:

Il primo: i salari non possono essere imposti per legge, vengono decisi da occupati e datori di lavoro. Ci sono due modi: o con la contrattazione nazionale (o aziendale), come avviene per le grandi aziende e per il settore pubblico. O con una “contrattazione” individuale, come avviene per i lavoratori precari.

Pietro Ichino alla Leopolda (per favore leggetelo senza pregiudizi e pensateci almeno un minuto):

“…Un codice del lavoro semplificato, composto di una settantina di articoli molto chiari e facilmente traducibili in inglese, suscettibili di applicarsi a tutta l’area del lavoro sostanzialmente dipendente. Così si supera il dualismo fra protetti e non protetti nel mercato del lavoro. L’idea è che, in partenza, questo nuovo ‘diritto del lavoro unico’, per la parte relativa ai licenziamenti, si applichi soltanto ai rapporti di lavoro nuovi, che si costituiscono da qui in avanti. La nuova disciplina si può sintetizzare così: tutti a tempo indeterminato (tranne, ovviamente, i casi classici di contratto a termine, per punte stagionali, sostituzioni temporanee, ecc.), a tutti le protezioni essenziali, in particolare contro le discriminazioni, ma nessuno inamovibile. E a chi perde il posto una garanzia robusta di assistenza intensiva nella ricerca della nuova occupazione, di continuità del reddito e di investimento sulla sua professionalità. Quello che l’impresa risparmierà in termini di tempestività dell’aggiustamento degli organici basta e avanza per coprire il costo di una assistenza alla danese nel mercato del lavoro.”

E qui Ivan Scalfarotto: “..le giovani generazioni non hanno mai visto nemmeno col cannocchiale e che non impedisce a moltitudini di giovani italiani di emigrare dove l’articolo 18 non c’è ma il lavoro c’è e ha ancora una sua dignità.”

Una richiesta: apriamo il dibattito e facciamo così. Prima di parlare dite quanti anni avete, che lavoro fate e che tipo di contratto avete. Il dibattito viene meglio.


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