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Il difensore fa l’occhietto all’attaccante

Creato il 13 dicembre 2011 da Vivalafifa @WlaFifa

Il gol, il calciatore che esulta raccogliendo la palla in fondo alla rete, il difensore avversario che gli fa l’occhiolino. Indovinello: cosa c’è che non quadra nella sequenza? Se un difensore subisce gol mica fa cenni d’intesa all’avversario. Impreca, sbraita, se la prende con un compagno. A meno che i due contendenti non si siano messi d’accordo. Una semplice transazione: tu mi fai vincere, io ti pago. Peccato che nello sport non si possa fare (e ci mancherebbe). Ma pare che due sere fa sia accaduto questo, tra Dinamo Zagabria e Lione. E la Uefa, il Governo del calcio europeo, dice che è tutto ok.

Il difensore fa l’occhietto all’attaccante

La sequenza incriminata è diventata una delle più cliccate del web. Cosa è successo a Zagabria? Mercoledì 7 dicembre, l’Europa calcistica è attaccata alla tv per l’ultimo turno dei gironi di Champions League, il torneo più importante per club del Vecchio Continente. In Croazia il Lione va a giocare con un piede fuori dalla competizione. Per passare agli ottavi deve sperare che, nell’altra partita che vede opposte le due squadre del girone, l’Ajax (in cerca della qualificazione) batta il Real Madrid, già qualificato. Allo stesso tempo, i francesi devono vincere segnando un mucchio di gol, perché la differenza reti, ovvero il saldo tra reti segnate e subìte nel corso del torneo, li penalizza in favore della squadra olandese. Diciamo che per passare, sette gol possono bastare. Mentre l’Ajax le busca in casa perdendo 3-0, a Zagabria va in scena la farsa: finisce 7-1 per il Lione.

Apriti cielo. Comincia a circolare la sequenza di un difensore croato che fa l’occhiolino all’attaccante francese Gomis dopo uno dei tanti gol presi. Ma la Uefa, a meno di clamorosi colpi di scena, non aprirà nessuna inchiesta. La Champions League, così come è strutturata, è il perno di un delicato equilibrio tra le due politiche della federazione europea: quella di assicurare spettacolo attraverso il prodotto-calcio e di mettere allo stesso tempo un tetto alle spese pazze di certe squadre in tempi di crisi. Per fare spettacolo, i club hanno bisogno di giocatori forti. Che però costano tanto. Negli ultimi anni, molte squadre hanno presentato bilanci fortemente in rosso. Basti pensare che l’ultimo saldo della Premier League, il campionato inglese, ha registrato un passivo complessivo di 3 miliardi di euro, ovvero la metà del rosso di tutti gli altri campionato europei. Platini ha così introdotto il ‘Fair Play finanziario’. Ovvero: perdite limitate a 45 milioni di euro per gli esercizi 2012, 2013 e 2014, da ridurre in 30 milioni di euro nei bilanci 2015, 2016 e 2017.

Spettacolo senza potersi esporre economicamente. Come fare? Ci pensa la Champions League, che attraverso la Uefa distribuisce gli introiti di sponsor e diritti tv per un totale di 758 milioni di euro. Ogni squadra partecipante riceve un minimo garantito di 7,2 milioni di euro: 3,9 milioni per la partecipazione al girone più 3.3 milioni per le 6 partite giocate in ogni girone (550mila euro a match). A questi si aggiungono i premi legati ai risultati: 800mila a vittoria, la metà ogni pareggio. Per le squadre che si qualificano agli ottavi, ci sono pronti 3 milioni di euro. Più si va avanti nel torneo, più si guadagna. Chi vincerà il trofeo, porterà a casa 31 milioni di euro.

Una bella boccata d’ossigeno per le grandi squadre, le uniche in grado di poter vincere la ‘Coppa dalle grandi orecchie’. Ma anche le piccole ci guadagnano. Una squadra come la romena Otelul Galati, che ha incassato 6 sconfitte, si porta a casa il minimo di 7 milioni. Tanti, per un campionato come quello romeno, che non ha lo stesso appeal (e quindi lo stesso stuolo di sponsor) della serie A o della Premier League. La formula del torneo a 32 squadre permette così alle grandi di trovare avversari più morbidi subito e fare cassa andando avanti nella competizione e ai piccoli club di svilupparsi e dare lustro a campionati meno conosciuti. E nel caso i soldi Uefa non bastassero, i piccoli club, una volta avuta la matematica certezza dell’eliminazione, si vendono al miglior offerente. Come ad esempio la Dinamo con il Lione.

Il difensore fa l’occhietto all’attaccante

Michel Platini, presidente Uefa

Il presidente della federazione calcistica europea, Michel Platini, sul caso di Zagabria si è limitato a scherzarci su. Da Venezia, dove questa settimana la Uefa si è riunita per mettere a punto gli ultimi dettagli del prossimo Europeo in Polonia e Ucraina, l’ex giocatore della Juventus ha così commentato: «La Dinamo aveva già preso 6 gol dal Real Madrid, dunque il problema è che non hanno una difesa forte». L’autorità per la regolamentazione dei giochi on line francese (Arjel) ha annunciato di non aver trovato «nessuna anomalia particolare sul mercato francese relativa ad eventuali flussi di giocate sulla gara di Champions League», come riportato dal settimanale L’Equipe. E l’Ajax, consapevole del fatto che il risultato verrà omologato, chiede comunque spiegazioni. «Vogliamo una risposta da parte dell’Uefa», ha dichiarato il direttore generale del club, Martin Sturkenboom, sul sito web della squadra di Amsterdam. Un appello destinato a cadere nel vuoto.



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