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Il DILF e la tana libera tutti

Creato il 27 marzo 2014 da Signorponza @signorponza

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Bentrovati miei prodi! Visto che la settimana scorsa il post sul DILF gay  ha aperto a diverse riflessioni, e in molti avete commentato il post ma soprattutto mi avete mandato e-mail e DM per manifestare il vostro accordo o disaccordo, ho deciso questa settimana di sottoporre alla Vs attenzione un altro caso di uomo sposato. Ma questa volta, le cose, sono andate in maniera totalmente diversa.

Il DILF e il tana libera tutti

Qualche tempo fa, era una calda mattina romana, di quelle mattine che faresti di tutto all’infuori di quello che dovresti realmente fare. Io dovevo preparare le valigie perché ero in ferie e dovevo partire per l’Abruzzo. Quella mattina però un noto Boy80 ininterrottamente mi scriveva e reclamava la mia presenza per una mega scopata. Non vi nascondo che avevo voglia, soprattutto perché ero curioso visto che chattavamo sui vari social di genere da qualcosa come un anno.

Sono stato lì lì per solarlo, ma poi mi sono detto francamente: “stai andando in Abruzzo, dove di solito vince Federica, per cui vai e goditi questa scopata prima di partire”. E infatti. Prendo la macchina visto che il tipo abitava vicinissimo a casa e poco prima di mezzogiorno lo raggiungo. Arrivo da lui e ho come l’impressione che in quella casa vi abiti anche una donna. E non so perché ma da subito ho avuto il presentimento della presenza di un bambino.

Con la scusa di lavarmi le mani noto al bagno un pacco di pannolini, e, soprattutto, il Fissan Primo Bagnetto. Ok. Ho avuto quasi un attacco di panico. Sono tornato in salotto e sul divano c’era un plaid di Winnie The Pooh. Decido di indagare: “Sei single?” dico diretto senza censure. Lui non risponde, tergiversa e mi salta letteralmente addosso. Ok, penso, è sposato. Però davanti a quel gran momento di ormonella perché farsi scrupoli o domande simili? E infatti levatevi tutti ASAP.

Pasta Fissan

Diciamo che dopo i primi venti minuti di preliminari a gogo, in realtà capisco che lui vuole altro da me. Lui, nonostante io fossi stato molto chiaro, decide che sarà lui il passivo e che in qualche modo io dovessi scoparmelo. Detto fatto praticamente. Mi ritrovo con il preservativo inserito e con lui già pronto. Ecco non vi dico oltre, però, nonostante l’indole, stavo comunque apprezzando la situazione. Fino a quando il dramma si è palesato in maniera devastante e forse inaspettatamente drammatica.

Mancava poco alle 13 e sento inserire la chiave nella fessura della porta di casa. Con la coda nell’occhio fisso la porta e la vedo aprirsi, mentre Boy80 strepita per il piacere, inizio a sentire cocente la paura e l’ansia salirmi fino alle tempie. La porta si apre tutta ed una ragazza con un bimbo in braccio si materializzano a pochi metri da noi. Sento il suo urlo, sordo e al limite del pianto. E il gelo che inevitabilmente ha invaso tutto l’ambiente.

Vi invito tutti a focalizzare l’immagine: io nudo che esco da Boy80 e quelli che deduco essere sua moglie e suo figlio di fronte a noi che ci guardano. Lei ha iniziato ad urlare, con la porta sempre aperta, e a dirne di ogni al marito. Qualsiasi cosa. Con le lacrime che le rigavano il volto. Io ero sconvolto. Con la testa bassa e la faccia di duemila colori non osavo alzare lo sguardo. Ho deciso in quell’istante che era il momento di rivestirsi e uscire subito da lì.

Ovviamente non trovavo i miei vestiti. Nella foga del momento avevamo lanciato tutto chissà dove. Ero nel pallone totale. Individuate le mutande avevo un nuovo problema da gestire. DOVE AVREI BUTTATO IL PRESERVATIVO? Niente. È rimasto addosso a me, nelle mutande. Avevo l’ansia e dovevo muovermi. Mentre Boy80 cercava di capire cosa dire, io mi rivestivo alla velocità della luce. Le urla di lei avevano preso il posto dei miei pensieri ed io non avevo neanche più la percezione di quello che il mio cervello mi diceva.

Capivo solo che dovevo fuggire via. Riprese tutte le mia cose ho guardato per l’ultima volta Boy80 e l’ho visto umiliato e senza più una dignità, mi giro e decido che è arrivato il momento di uscire dalla sua vita e soprattutto da quella della sua dolce metà. Lei sbraitava ancora, urlava e si dimenava, ma composta e ferma sempre con il figlio tra le braccia. Io ho fatto un passo verso la porta ed ho, per la prima volta, incontrato il suo sguardo.

Ero agitato, impaurito, e se solo avessi potuto evitare tutto quel dramma in qualche modo lo avrei fatto. Ma oramai la bomba era esplosa. E non potevo di certo tornare indietro. Non io almeno. Mi sentivo però colpevole ho alzato lo sguardo, e stavo per aprire la bocca e scusarmi, ma lei, mi ha fulminato “Tu non parlare. Non dire niente. Esci e vattene. E non ti voglio vedere mai più”. Mi sono gelato ancora di più. Ho abbassato lo sguardo ed ho allungato il passo, chiudendomi la porta alle spalle.

Mi sono sentito la più grande merda del mondo. Devo essere onesto. Ho deciso di chiamare l’ascensore, ma era occupato, e le urla erano ancora la colonna sonora. Fanculo l’ascensore, sono sceso per le scale. Tre piani a piedi non mi avrebbero ucciso. Anzi. Al primo piano incontro una signora che era uscita per via del casino. “È tutto ok? Che è successo?” mi chiede come se nulla fosse. “Lo saprà prestissimo Signora, giuro che lo saprà!”. E fuggo via verso casa.

Penso di non averci messo meno di un’ora per calmarmi. Ero sconvolto. Poi i miei coinquilini mi hanno fatto notare che tutto sommato non era colpa mia. Insomma se non fossi stato io sarebbe stato qualcun altro. Questa settimana non mi sento di scrivere nessuna morale, ma spero che questo racconto apra gli occhi ai più che continuano ad avere il piede in due scarpe. Nessuno sgama mai niente. Ma signori quando succede, poi è difficile trovare una soluzione.

Boy80 quella sera mi avrà scritto e chiamato continuamente. La moglie lo ha buttato fuori di casa, e lui voleva venire a casa mia. Io ero in Abruzzo, lontano con la consapevolezza che ciò che succede a Roma, rimane a Roma. Mai come questa volta.

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Il post Il DILF e la tana libera tutti, scritto da Annabelle Bronstein, appartiene al blog Così è (se vi pare).


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