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Il diritto all’oblio e l’obbligo all’informazione

Creato il 19 giugno 2011 da Giorgiofontana

Il diritto all’oblio e l’obbligo all’informazioneUn ex-senatore della Lega Nord, Achille Ottaviani, ha denunciato Google e ha chiesto di venire risarcito con 10 milioni di Euro.
La storia che apprendo da un articolo del Corriere Veneto è paradigmatica per due temi contrastanti.Il senatore si ritiene leso nel suo diritto all’oblio e questa constatazione la fa in base ai risultati di ricerca che, una volta digitato il suo nome, fa comparire in quarta posizione un articolo dell’archivio storico  Corriere della Sera in cui la cronaca parla del primo deputato leghista inquisito per Tangentopoli.
Nell’articolo si pone in evidenza come Ottaviani abbia fatto di tutto per esaltare l’evento della sua inquisizione, sicuramente per cercare la prima pagina e per porsi come martire, siamo nel ’93, di quella strategia della magistratura di sinistra che voleva prendere il potere e che avrebbe portato l’Italia nei 15 anni di stallo attuali, tra contrapposizioni e forzature. L’episodio portò ad un’autorizzazione parlamentare all’indagine giudiziaria peraltro poi non seguita da nessuna condanna.
Ottaviani afferma :

ignorano che la mia attività parlamentare come capogruppo commissione agricoltura e vigilanza Rai è durata vent’anni e pubblicano solo un’autorizzazione a procedere per un reato inesistente dal quale sono stato assolto dal Tribunale di Verona con formula piena perché il fatto non sussiste nel lontano 1996

Quindi la tesi dei suoi legali è che un motore di ricerca deve intervenire in modo critico sui contenuti che appaiono per discernere in merito all’attualità ed alla pertinenza corrente rispetto alla richiesta fatta nella ricerca.
In questo caso l’archivio storico del Corriere della sera dovrebbe venire penalizzato rispetto alle successive informazioni temporali e l’attuale reputazione.

Il tema è di lana caprina e non ha nessun fondato motivo perche le tesi del politico possano venire accolte.
Google non ha il compito di entrare nel merito dei contenuti; a meno che non glielo chieda il Governo Cinese, ma anche in questo caso può agire sulla richiesta di talune parole chiave e non sulla rilevazione di intere pagine.
Sotto il punto di vista dell’utente e della pertinenza di ciò che cerca, invece, pone un problema serio.
Pone il problema della persistenza di informazioni, e della loro rilevanza, anche quando queste si siano rivelate false o errate o siano state sorpassate dall’attualità e che non necessariamente siano da considerarsi come storiche.
( Un po’ come Pisapia ladro d’auto o Renato Brunetta docente universitario precario )

L’altro aspetto che viene sollevato dalla cronaca è il diritto all’oblio, la possibilità che vengano cancellati contenuti personali e proprietari, come affermazioni, fotografie e pagine.
In questo senso Google ha lanciato Me on the web, una funzionalità del proprio profilo Google con cui può essere monitorata la propria reputazione in line.
La complessità delle relazioni sociali che si instaurano sul web tramite gli strumenti di social network e social media, però, aumenta il rischio che le ripercussioni reputazionali vadano molto al di là della SERP nei motori di ricerca, sia in termini di spazio che di tempo.
La metrica del motore di ricerca è sviluppato sullo spazio, infatti i suoi algoritmi riducono la ricerca da ambiti di spazio infinito a quelli di pertinenza probabile, i social media invece riducono i tempi di propagazione dell’informazione in modo drammatico, rendendola pressochè istantanea verso i più probabili interessati.
Questo vuol dire che la calunnia da venticello può diventare un tornado.


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