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Il diritto di lamentarsi

Creato il 14 luglio 2014 da Margheritadolcevita @MargheritaDolcevita

Sarà un post molto lamentoso, lo anticipo.

Spesso ricevo email di persone che mi leggono e che, non so bene per quale motivo, mi spronano e mi dicono in modo anche aggressivo che devo smetterla di lamentarmi, che devo darmi una mossa, che devo fare qualcosa e insomma varie declinazioni di questo concetto. Io non rispondo perché sono troppo pigra per farlo però le leggo e qualche domanda me la faccio. Forse mi faccio le domande sbagliate.

Io penso che ognuno abbia il sacrosanto diritto di lamentarsi. E il diritto di lamentarsi tanto per farlo, non per ricevere inviti e incitamenti, il diritto di lamentarsi perché ogni tanto è bello crogiolarsi nelle proprie sfortune e nelle proprie miserie, ogni tanto è bello sfogarsi per il gusto di farlo. Sembra che questo concetto sia estraneo ai più. Quindi sicuramente sono io che sbaglio, in quanto fallita e “lenta” (ritardata non posso più usarlo) è probabile. A me fa piacere che voi prendiate la vita di petto. A me fa piacere che voi siate così pieni di forza e di tempra da averne abbastanza anche per incoraggiare gli altri. Io sono felice per voi (o meglio, lo sarei se non fossi un’anaffettiva indifferente e noncurante). Però ci sono persone che la vita la prendono un po’ come viene, o forse è la vita che prende loro, non si è capito bene, ci sono persone un po’ così che si lamentano, che un po’ reagiscono, ma mai tanto eh! ci mancherebbe! che poi tornano a lamentarsi, che provano a farsi forza ma sì insomma domani si vedrà, ci sono persone un po’ così. Ci sono persone che sono anche depresse, e essere depressi non c’entra niente con la tristezza o la malinconia che sono perfettamente normali invece (anche per le persone piene di tempra!), ma siccome in molti confondono la cosa non mi va di sprecarci ulteriori parole (sempre per via della pigrizia). Come le persone mediocri e “lente” esistono anche loro, esistiamo anche noi. E va benissimo così. Insomma non c’è un articolo della costituzione a noi dedicato ma credo che nessuno possa obiettare il nostro diritto alla vita.

Il diritto di lamentarsi però si scontra con il fatto che spesso le persone non hanno voglia di ascoltare le persone lamentarsi. E, credetemi, è un diritto più che legittimo. Io odio ascoltare la gente che si lamenta. Se fossi una persona piena di tempra e se non fossi così pigra non ascolterei mai chi si lamenta sempre, io non mi leggerei mai. Quindi io mi sono regolata così, proprio perché so di dar fastidio e non voglio essere un peso per nessuno. Ho ridotto al lumicino gli spazi in cui mi lamento. Mi lamento qua, nel mio blog, e su twitter. Stop. Mi sono cancellata da Facebook perché mi lamentavo sempre e ai miei cosiddetti amici non faceva molto piacere, Tumblr lo dedico ad altro, sui forum che frequento mantengo i rapporti più superficiali possibili proprio per non correre il rischio di lamentarmi, sia mai! Io non voglio ammorbare nessuno, credetemi, non voglio costringere nessuno. E infatti ho scelto di lamentarmi in posti, due, wordpress e twitter, dove le persone scelgono scientemente di leggermi. A meno che qualcuno non le obblighi, ma allora non è un problema mio. Una persona sceglie di seguirmi su twitter e se lo fa sa che io mi lamento. Non mi sono mai lamentata di un defollow. Una persona sceglie di leggere il mio blog.

Quindi, insomma, per concludere, in nome del diritto di lamentarsi e del diritto di non ascoltare chi si lamenta, a me delle vostre lamentele su di me che mi lamento non me ne frega un cazzo. Se la cosa vi dà fastidio, se la cosa vi inorridisce smettete di leggermi. E’ veramente un concetto molto semplice e lineare, persino io sono in grado di formularlo. Io non leggo blog di persone che non sopporto o il cui atteggiamento mi dà sui nervi. Non lo faccio. Non scrivo email per lamentarmene. Questo è il mio posto, il posto che ho scelto per scrivere quello che mi pare e sì, per lamentarmi. Facciamocene tutti una ragione. Se avete così tanta tempra da dispensare pare che ci sia bisogno di una mano in medio oriente per risolvere una piccola disputa che dura da qualche decennio.



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