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“Il discorso del Re” di Tom Hooper

Creato il 29 gennaio 2011 da Cinemaleo

“Il discorso del Re” di Tom Hooper

“Il discorso del Re” di Tom Hooper
“Il discorso del Re” di Tom Hooper

2010: The King’s Speech di Tom Hooper

Un piccolo grande film che se gli Oscar premiassero potremmo riconciliarci con l’Academy (caduta spesso in evidenti errori di valutazione).

Il discorso del Re è un «piccolo» film perché fa a meno di tutto quanto oggi va per la maggiore (effetti speciali, grandi masse, scenografie grandiose, immagini mozzafiato, montaggio e ritmo che rasentano la schizofrenia…). E’ un  «grande» film non solo per la curatissima ricostruzione d’epoca (che non appare posticcia come in tante altre opere cinematografiche) e per la interessante e curiosa illustrazione di una pagina di storia poco conosciuta. E’ un  «grande» film soprattutto perché ci presenta una regia (1) una sceneggiatura un cast da plauso, perfetti e senza la minima sbavatura.

Ritratto d’epoca ma specialmente ritratto umano: si parla di corti e di reali… ma si parla di ognuno di noi con i suoi complessi le proprie deficienze le proprie problematiche. Un inno alla ricerca dell’autostima, un inno alla perseveranza nel migliorarsi, un inno all’amicizia di cui nessuno può fare a meno. Da sottolineare inoltre che il film è un omaggio all’Inghilterra e agli Inglesi, omaggio non fastidioso e partigiano ma sentito e sincero, interamente condivisibile: scrive Il Fatto Quotidiano “Responsabilità, rispetto delle istituzioni, nazione, unità, grandezza di un popolo. Queste sono le parole che vengono in mente guardando Il discorso del Re.

14 nomination ai Bafta, 12 candidature agli Academy Awards, 7 ai Golden Globe (ma l’elenco è lunghissimo) per un film (di cui il New York Observer ha scitto “The best ensemble of the year in the best picture of the year”) che sembrerebbe costruito a tavolino per compiacere critica e pubblico…(2). Ma non è così. Tra le tante recensioni lette mi ha particolarmente colpito quella di Carola Proto su Comingsoon. Afferma tra l’altro la Proto (e sottoscrivo ogni parola): “…non va confuso… con due aggettivi che sempre più spesso definiscono i cosiddetti acchiappa-premi, e cioè ricattatorio e consolatorio. Il discorso del Re non è ricattatorio perché non indugia mai sul dramma personale  del povero sovrano per caso né rende il personaggio un santo. Al contrario, ne mostra l’irritabilità mista ad arroganza, lo snobismo e l’iniziale arrendevolezza. Pur regalando, inoltre, allo spettatore delle scene di forte impatto emotivo, conserva in ogni inquadratura e battuta una misura e un rigore che sono la conseguenza di un grande lavoro di regia e di sceneggiatura. Ancor meno potremmo parlare di un film consolatorio, visto che la vicenda si svolge in uno dei momenti più difficili della storia d’Europa: un momento in cui la propaganda di Hitler minacciava follia collettiva e distruzione, e la guerra era imminente. Una zona temporale di precarietà, insomma, in cui la conservatrice e millenaria corona inglese si trovò per la  prima volta di fronte alla pericolosa coincidenza fra pubblico e privato. Colpa della diffusione della radio, che rese ogni cosa politica e trasformò la politica in uno show…”.

Geoffrey Rush dà un’ulteriore prova di essere uno degli attori più versatili oggi in circolazione (bravissimo nel dramma, bravissimo nella commedia). Helena Bonham Carter è semplicemente perfetta alle prese con un personaggio apparentemente secondario. Colin Firth merita come non mai tutti i premi che lo stanno attualmente inondando: una recitazione così calibrata e misurata in un ruolo tutt’altro che facile non accade spesso di poterla ammirare. Un controllo, una misura la sua che lo innalzano al livello dei più grandi interpreti dello schermo (come non ricordare lo stupefacente Alec Guinnes de Il ponte sul fiume Kwai?).

note

(1) Tom Hooper si è fatto apprezzare più di una volta ma deve la sua fama alla miniserie Elizabeth I (2005) con una eccezionale Helen Mirren.

(2) “Il discorso del Re è uno di quei rari film che riescono ad essere estremamente accessibili al grande pubblico ed estremamente raffinati nella sostanza come nella confezione” (Europaquotidiano). “Bellissima sceneggiatura… Colin Firth sublime” (Il Foglio), “Uno dei cast più straordinari degli ultimi tempi” (Il Corriere della Sera”, “La qualità di un film così raffinato e attento a trovare il tono giusto è assicurata da una serie di contributi di prima classe che le 12 nominations agli Oscar hanno provveduto ad evidenziare” (La Stampa), “Il lato intimo del potere con attori da Oscar” (Il Messaggero).

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