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Il disfacimento dell’Anzhi di Eto’o

Creato il 08 agosto 2013 da Zootz

Dalle cronache è giunta la notizia che l’Anzhi smobilita e vende un po’ tutte la star che aveva acquisito negli ultimi due anni. Per chi, come me, ha la passione dell’Inter la società calcistica del Daghestan richiama alla mente Eto’o The Marvelus Nero’o. Nell’estate del 2011, l’allora nerazzurro, passò all’Anzhi per un cifra enorme con uno stipendio suntuoso che prevedeva addirittura una quindicina di milioni come bonus non appena sbarcato a Mosca. Si perché in Daghestan i calciatori dell’Anzhi vanno solo per disputare i match casalinghi e ci vanno solo qualche ora prima del match.

Prima del passaggio di Eto’o all’Anzhi, il corrispondente di Repubblica; Nicola Lombardozzi scrisse un interessantissimo articolo che descriveva quello che in realtà era il progetto Anzhi. Un progetto che di calcistico aveva (ed ha) poco, ma di politico aveva (ed avrebbe) molto. Il 23 agosto del 2011 con il titolo “Lusso, attentati e filo spinato ecco il bunker dorato di Eto’o”, Lombardozzi scrisse questo clicca qui.

La trasmissione odierna di Giovanni Capuano su Radio24 (Tutti convocati) ha proposto un’intervista a Nicola Lombardozzi in cui si è spiegato in maniera inequivoca appunto cos’era (o cos’è) quello che non era un progetto calcistico ne sportivo.

Di certo in molti porteranno l’esempio dell’Anzhi come l’unico esempio da proporre per denigrare l’eventuale passaggio a Thohir dell’Inter di Moratti. È ovvio che l’esempio dell’Anzhi non ha nulla a che vedere con quello dell’Inter, ma proprio nulla. Nonostante questo vedrete in quanti si affanneranno a spiegarci che bisogna diffidare da certi investitori perché quando poi si stancano, o finiscono i soldi, chiudono bottega e se ne vanno. La cosa buffa, ma interessante, è che saranno di certo gli stessi che appena un paio di stagioni fa scrivevano che Moratti non aveva più interesse di spendere soldi per l’Inter perché oramai aveva realizzato ciò che suo padre aveva realizzato. Saranno gli stessi che pontificano sulla mediocrità del calcio italiano che non attrae investimenti stranieri, ma quando questi investimenti arrivano gli stessi giornalisti dicono che è pericoloso affidarsi ad investitori stranieri che non conoscono e non hanno nel “sangue” il calcio italiano. Chi porteranno come esempio? È facile l’Anzhi.

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