Regia: Larry CharlesOrigine: UsaAnno: 2012Durata: 83'
La trama (con parole mie): Aladeen, dittatore del piccolo stato arabo di Wadiya, è messo alle strette dall'ONU rispetto alle sue intenzioni a proposito delle armi di distruzione di massa e alla chiusura al resto del mondo. In procinto di viaggiare a New York per chiarire la sua posizione, il leader ignora che il suo vice Tamir trama alle sue spalle in modo da sostituirlo con un sosia che sia una marionetta pronta a seguire i suoi "consigli" da eminenza grigia, e dichiari ufficialmente il passaggio a Repubblica di Wadiya firmando una costituzione che sia il viatico per le grandi società petrolifere mondiali per mettere finalmente radici in loco.Aladeen, scampato alla morte e solo sul suolo americano, dovrà trovare il modo di affermarsi di nuovo come vero se stesso ed equilibrare le sorti del suo Paese e del suo governo.
Come ben sapranno, ormai, tutti i frequentatori del saloon di vecchia data - e forse anche quelli più "freschi" -, considerati il pane e salame, Kevin Smith, i buddy movies sbracati da Apatow in giù e gli action più beceri possibili, dalle parti di casa Ford non ci si scandalizza certo per la volgarità o la sguaiatezza di una pellicola.
Al contrario, di solito ci si fanno sopra quattro risate alla facciazza di benpensanti e moralisti.
Esistono però alcuni fenomeni che, pur basati su idee a tratti assolutamente valide ed in grado di strappare qualche momento di ilarità, non riescono neppure lontanamente a convincermi che stia assistendo a qualcosa di particolarmente interessante, degno di nota o anche semplicemente utile per del sano divertimento da zero neuroni: in Italia una reazione di questo tipo è innescata tendenzialmente da cose come I soliti idioti, mentre guardando oltreoceano - o Manica, considerate le origini del loro protagonista - i primi titoli che mi tornano alla mente sono quelli portati sullo schermo dalla premiata ditta Larry Charles/Sacha Baron Cohen.
Fin dai tempi di Ali G non ho mai negato la chance di una visione al lavoro della suddetta coppia, e sempre dai tempi di Ali G non mi pare sia cambiato nulla rispetto al risultato ottenuto: la mancanza di misura ed una volgarità che qui da noi potrebbe essere associabile ai peggiori tra i cinepanettoni finiscono per schiacciare sotto il loro peso anche gli spunti più interessanti e le riflessioni presenti dietro il non sense e lo humour nero.
Il dittatore, ultimo prodotto di quella che potrebbe essere definita una serie, non è da meno: scritto per essere una sorta di parodia della situazione internazionale riferita alle tensioni tra l'Occidente a stelle e strisce e l'Oriente del petrolio ed una critica allo stesso sistema statunitense - uno dei pochi momenti effettivamente efficaci, con la descrizione del protagonista e despota Aladeen di una dittatura, confusa con quello che è, di fatto, il sistema politico e sociale made in Usa e non solo -, finisce per divenire una sorta di caricatura di se stesso almeno quanto il suo protagonista, un Baron Cohen che dai tempi delle sue prime comparse nei panni del già citato Ali G pare non essersi evoluto per nulla, come attore e come comico.
I momenti al limite dell'imbarazzo sono moltissimi, così come le scivolate nel cattivo gusto pronte a minare la credibilità di un film che fa tutto il possibile - e anche di più - per distruggere le poche idee messe sul piatto a suon di volgarità gratuite che, purtroppo, non risultano neppure così simpatiche, irresistibili o divertenti come vorrebbero essere - le leccate di ascelle o le classiche battute sempre attorno a razza e sesso finiscono per stancare quasi subito -, e la stessa struttura della pellicola appare slegata e poco logica - anche in questo caso, sarà pure un film demenziale, ma questo non deve necessariamente significare che debba essere curato in maniera demenziale -.
Osservando le peripezie di Aladeen mi è tornato alla mente un film passato per assurdo come questo ed in realtà tra i titoli più interessanti dello scorso anno, quel Four lions entrato prepotentemente nella classifica dei migliori venti titoli fordiani del 2011: in quel caso Morris prese un argomento scottante e sempre d'attualità come quello della jihad e lo trasformò in un ritratto agghiacciante delle vite che la stessa ha inghiottito soprattutto negli ultimi vent'anni, senza dimenticare, in tutto questo, un tocco sagace nella piena tradizione della comicità britannica.
Quello che Baron Cohen pare essersi ormai lasciato alle spalle per trasformarsi in tutto e per tutto in un prodotto figlio della cultura che spesso e volentieri tende a sbeffeggiare.
MrFord
"I was so right (so right)
so right
thought I could turn emotion
on and off
I was so sure
so sure (I was so sure)
but love taught me
who was, who was, who was the boss."Diana Ross - "The boss" -
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