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Il Divo G

Creato il 08 maggio 2013 da Tabulerase

Il Divo G tabule rase

divo g
-  Dall’alto monte in su vedo venire un umano dai molti santi scortato,oh Beatrice dimmi  se lo   conosci e qual meriti egli ha per sì  fortuna d’entrar dritto in questa valle bruna.

- Vien da Roma  e là era il divo, da tutti venerato e osannato pel  suo sorriso sornione che niun  ‘potere l’avea logorato -.   Scortato è dai suo vecchi amici, Alcide, Aldo  e Giorgio detto lapira che sindaco fu della tua Firenze, predecessore di Matteo il rottamatore.

-  Non dirmi che non fu  corrotto né corruttore in quella Roma  dove il  Tevere scorre con tutta la porcheria  delle case della politica ria. Non dirmi che solo lui  no varcò lo mare  per giungere alla riva  dove la mala  semina  dolori  e facile è lo scambio di favori.

-  Oh Dante, come ai tuoi giorni c’eran guelfi e ghibellini e tu patisti  pei tuoi ideali,  così quest’uomo  patì per esser democristiano e di  tutti i mali degli altri commessi  ne pagò  il fio  di lunghi processi  e no che fece i giudici fessi  se assolto fu sempre  con piena garanzia.

- Ti sfugge, o Betarice mia,  che pizzicato fu  a baciar la guancia  della mala segnata, segno questo  che non gli fè onore  anzi vilipeso  fu   da giudici e  stampatori. Ti sfugge pure che  per sette volte ha governato la patria sua  e non per questo fu tanto amato anzi d’alcuni odiato e dall’armata rossa contrariato .

Che dite, andatevi a curcà, li apostrofò san Pietro, scrollando le chiavi che avea in mano, pronto ad  aprire il  cancello  del santo paradiso,  e proseguì dicendo : a chi ? se  non  apro a lui  che a tutti un sorriso nel bene e nel male ha regalato e di nessun ha mai approfittato .  Oh, mo mi son seccato, tutti per entrare in paradiso mi dicono che han le mani pulite  ma sono vuote  e senza sudore perché non hanno conosciuto mai l’amore .  Lui no. Ha girato tutto il mondo   a portar pace  tra i guerreggianti, a sfamar  coi suoi beni tanta povera gente, a fare  gli interessi  del paese e non di casa sua, maestro savio e devoto, ci fosser cento e mille come lui  in quel parlamento romano  pieno di grilli  e di burloni, pe risolvere i problemi  di queste generazioni.

Udita la lezione, Dante e la sua sposa  chiesero scusa . Si godettero lo spettacolo dell’accoglienza :  quando  Pietro offrì la guancia per il bacio, il divo Giulio si ritrasse : non t’offendere, ma per un bacio  mai dato ho  già pagato, ho fretta di veder el mio Dio che non m’ha mai condannato. Sorrise Pietro e indicando la via, gli disse  compiaciuto : e così sia.

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