Magazine Diario personale
Finalmente anch'io sono riuscita a vedere Django. Mi sentivo fuori dal coro. Io, appassionata di Quintino, io, che adoro Machete e i suoi ditoni che pigiano tre tasti del telefono alla volta - Machete non manda messaggi. Machete improvvisa - (e sì, lo so che Machete è di Rodriguez e non di Tarantino ma tant'è) non sopportavo di sentir parlare/leggere ovunque recensioni di Django senza avere bene in mente di cosa si stesse parlando. Mi sentivo fuori dal coro. Così l'altro giorno, con una cervicale che mi rendeva simile a Gollum, ho passato un intero pomeriggio in compagnia del buon Django. E di Via col Vento, e di Kill Bill vol. 2 e di Inglorious Basterds e di Lo chiamavano Trinità... perché il film è ricco di citazioni, sia di film dello stesso Tarantino sia di altri film così che ti sembra di essere in una sorta di giacimento di perle, dove ne vedi una appena ti volti.
Le visuali delle grandi case dei proprietari terrieri mi hanno ricordato tantissimo quelle di Via col Vento, idem dicasi per le divise delle cameriere e la sincera devozione di Steven verso Candy Candy (come lo chiamo io) mentre il finale del film ti esalta a tal punto che sorridi come un ebete dondolando la testa di qua e di là. Personaggio preferito? Sicuramente il dottor King Shultz. Non si scompone mai, ha un'ottima dialettica e un accento tedesco che lo rende ancora più particolare. Come non poteva non diventare il mio prediletto?
Menzione speciale per Leonardo di Caprio: devo ammettere che è proprio bravo. Ha fatto decisamente tanta strada dal Titanic e ha smentito la leggenda del belloccio senza capacità. Quando lo vidi per la prima volta sullo schermo mi ricordò uno dei Backstreet Boys: bello, manzo e biondo. Insomma il tipico ragazzo americano della porta accanto. Tutti abbiamo creduto che non ce l'avrebbe fatta, che sarebbe rimasto un mediocre attore buono solo per i primi piani e qualche scena di nudo. Ed invece Jack Dawson ha fatto carriera, guadagnando non solo in bravura ma anche in fascino grazie a quelle rughette intorno agli occhi che lo rendono più maturo e completo.
Tutti gli attori del film in ogni caso mi sembrano ben scelti. Ormai io adoro Christoph Waltz, che interpreta Hans Landa in "Bastardi senza gloria": non è bravo, di più, e ogni personaggio che interpreta mi affascina per le caratteristiche di fondo che possiede e che li tiene stretti da un filo conduttore. E a proposito di filo conduttore, ci sono alcune particolarità di Quintino che si ripetono da un paio di film a questa parte. La prima che salta agli occhi è il fatto di scegliere attori piuttosto belli e capaci per ruoli da protagonisti: prima Brad Pitt e adesso Leonardo di Caprio. La seconda è una passione piuttosto crescente per il tedesco, che è presente sia in Bastardi senza gloria sia in Django. Anche se però la passione crescente la vedo verso le lingue europee tutte, dato che anche il francese era piuttosto gettonato nel precedente film e so che quello in cantiere prevede la seconda guerra mondiale come ambientazione storica.
Quando, prima di vedere il film, ho letto di un tedesco catapultato nel selvaggio west mi è sembrata una cosa così anacronistica e senza logica che credevo fosse un azzardo, se non una cavolata. Poi però mi sono ricordata che il regista è Quentin e quindi non solo l'illogicità è di casa ma è addirittura un pregio. ;)
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