Mi giro e mi agito senza tregua, internato in un sonno che mai ebbe inizio e mai avrà fine con le membra affondate nel più terribile torpore che si alterna all’euforia, e nelle movenze ripetute all’infinito, cerco d'asciugare lacrime che non sono più.
Il domani che sarà
Il mio respiro latita, non trova aria respirabile, come se lo spazio oscuro ed infinito, mi avesse trascinato senza rendermene conto in una dimensione alternativa, negandomi financhè l’urlo del dolore. Preparo in tal maniera la speranza cavalcando fiero e nobile verso le legioni del dubbio del domani che tanto vorrei vedere rischiarato e che molto il fato è ciò che mi rimane sognando i miei stessi sogni.