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Il dominio dell’autoreferenza

Creato il 20 gennaio 2014 da Antonio De Rose @antonio_derose

OuroborosIn democrazia, degli abusi di potere (quello che deriva da un’elezione ad una carica pubblica), si risponde prima in sede politica poi, eventualmente, in sede giudiziaria. Da ciò si evince che l’Italia non è una democrazia a dispetto della Costituzione.
Gli interessi economici di Berlusconi erano evidentemente in conflitto con l’ufficio politico – ora di parlamentare, ora di Capo del Governo – ricoperto per quasi vent’anni dal Cavaliere; ma solo una sentenza penale passata in giudicato per frode fiscale gli impedisce di sedere ancora in Parlamento, non di determinare la politica del Paese: vedi il dialogo avviato con Renzi sulla legge elettorale e le riforme istituzionali.
Il 28 maggio 2013 Alma Shalabayeva, moglie del dissidente kazaco Mukhtar Ablyazov, è arrestata dalla questura di Roma e rimpatriata illegalmente con la figlia. Il Ministro dell’Interno, Angelino Alfano, dice di non saperne nulla, ma il suo ex capo di Gabinetto, Giuseppe Procaccini, lo smentisce. Se avesse ragione Procaccini, Alfano avrebbe mentito al Parlamento e, in ogni caso, delle pressioni di un governo straniero sulla Polizia di Stato italiana il Ministro competente non può essere allo scuro. Perciò, in mancanza di senso delle istituzioni da parte di Alfano, il presidente del Consiglio dovrebbe esigerne le dimissioni o il Parlamento sfiduciarlo. Ma così non è.
Ad agosto il Ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri, si adopera per la scarcerazione di Giulia Ligresti, arrestata per falso in bilancio e manipolazione di mercato nell’ambito della fusione Unipol-Fonsai. Ai Ligresti Cancellieri è legata da una risalente amicizia e il figlio del Guardasigilli è stato direttore generale di Fonsai. La mozione di sfiducia individuale presentata dal Movimento Cinque Stelle, come per Alfano, è respinta dal Parlamento.
Nel luglio del 2012 l’onorevole Nunzia De Girolamo incontra a casa sua i dirigenti dell’Azienda Sanitaria Locale di Benevento. Dal direttore della Asl, Michele Rossi, esige l’invio di controlli sanitari al Fatebenefratelli. Nella clinica c’è un bar che deve andare in gestione da uno zio della De Girolamo a un altro e la proprietà del nosocomio non vuole accollarsi gli oneri del passaggio. Inoltre l’attuale Ministro dell’Agricoltura avrebbe favorito un’azienda legata al Pdl nell’appalto per la gestione del 118. Niente di penalmente rilevante, dice la procura di Benevento. Ma politicamente? A chi competono le nomine delle aziende sanitarie: alle giunte regionali, con tanto di legittimazione popolare, o a parlamentari “nominati” e un po’ dispotici?
Tre casi eclatanti, tolto Berlusconi. Che denunciano un divario intollerabile, e forse insanabile, non tra politica e società, ma tra la cultura politica italiana è quella delle altre democrazie occidentali, dominate dal principio della responsabilità. Da noi l’agire politico s’informa piuttosto al principio dell’autoreferenza.



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