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” Il dominio maschile” di Pierre Bourdieu.

Creato il 01 aprile 2013 da Ifioribludizazie

bourdieuPierre Bourdieu, riconosciuto come uno dei maggiori intellettuali contemporanei, ha elaborato una socio analisi dal titolo: “Il dominio maschile”. Si tratta di un lavoro equilibrato che fonde diversi saperi: letteratura, filosofia, etnologia fino a stralci di influenza di correnti dello strutturalismo e dell’interazionismo simbolico. Egli parte da due assunti: il primo è rappresentato dal paradosso della doxa ovvero l’ordine stabilito, i suoi rapporti di dominio, i suoi diritti e i suoi abusi, i suoi privilegi e le sue ingiustizie, ad eccezione di alcuni accidenti storici, si perpetuano in fondo abbastanza facilmente. Il secondo è l’analisi etnografica della società dei berberi cabili, rappresentati come il paradigma di una visione fallonarcisistica e androcentrica. Il suo studio rappresenta una novità, dopo M.Foucault e E.Goffman, nell’aver analizzato il corpo, specialmente quello femminile, come il risultato di un meccanismo di costruzione sociale. Evidenzia criticamente come la differenza anatomico sessuale dei corpi maschili e femminili abbia giustificato naturalmente e nel tempo quella differenza socialmente costruita tra i generi e conseguentemente della divisione sessuale del lavoro. Scrive Bourdieu: Inscritto nelle cose, l’ordine maschile si inscrive anche nei corpi attraverso le ingiunzioni tacite che la routine della divisione del lavoro o dei riti, collettivi o privati, comportano – si pensi, per esempio, ai comportamenti che le donne devono osservare per tenersi in disparte, per via della loro esclusione, dai luoghi maschili. E ritornando all’analisi della società della Cabilia da cui Bourdieu genera il suo studio: Le divisioni costitutive dell’ordine sociale e, più precisamente, i rapporti sociali di dominio e sfruttamento tra i generi si inscrivono progressivamente in due classi di habitus differenti sotto forma di hexeis corporee opposte e complementari e di principi di visione e divisione che portano a classificare tutte le cose del mondo secondo distinzioni riconducibili a maschile e femminile. Un’analisi lucida e coerente che mostra addirittura come alcuni atteggiamenti inscritti nelle donne siano dettati con violenza, inconsciamente e simbolicamente, dal costrutto sociale del dominio del maschile che attribuisce alle donne un’identità minorata. Coloro che dominano costruiscono delle categorie percepite dai dominati come naturali estrinsecazioni dei rapporti di dominio. E’ interessante che l’intellettuale francese abbia analizzato l’universo femminile per dimostrare come i corpi siano sempre dei corpi politici, mai neutrali, e siano portatori, spesso anche inconsapevoli, dell’incorporazione dei prodotti e delle attribuzioni sociali. Dunque, l’effetto di dominio simbolico, relativamente all’etnia, al genere, alla cultura, non si esercita a livello di coscienza ma attraverso “schemi di percezione, di valutazione e di azione che sono costitutivi dell’habitus; dove la forza simbolica è una forma di potere che si esercita sui corpi, direttamente e come per magia, in assenza di ogni costrizione fisica”. Il dominio maschile è il risultato di un inconscio individuale e collettivo, dunque storico, slegato sia da proprietà di tipo biologico che psicologico e nasce sin dall’infanzia, dalle c.d. attese collettive, definizione di Marcel Mauss, che si diversificano in base al genere del bambino. L’ordine simbolico, con il passare del tempo, viene quasi inscritto geneticamente e, seppur esercitante potere, rimane pressoché impercettibile. L’attualità dell’opera di Bourdieu si ritrova soprattutto nella considerazione del corpo delle donne come doppiamente percepito e determinato socialmente. Perennemente distinto in corpo reale e corpo legittimo, la maniera di presentarlo o atteggiarlo misura ogni volta la distanza tra il primo e il secondo. Quanto dunque famiglia, Stato, scuola e chiesa sono responsabili del mantenimento del dominio maschile e della ratifica di una costruzione sociale  paternalistica che investe sia ambito privato che pubblico? Bourdieu delinea come strumento del cambiamento la sfera della conoscenza ma evidenzia un dato che non può essere eluso ovvero che le donne restano molto distanti tra loro sotto il profilo economico e culturale e ciò implica diverse situazioni e modi di subire il dominio maschile. Se gli schemi dell’inconscio sessuato non sono alternative strutturanti fondamentali così come evidenziato da Goffman ma strutture storiche nate da uno spazio sociale, allora non resta che opporsi alla violenza simbolica esercitata sul genere femminile avviando, così come scriveva egli stesso, rapporti fondati sulla reciprocità, mutuo riconoscimento, e alla maniera sartriana, scambi di giustificazioni a esistere. La virilità viene considerata un connotato appartenente all’ordine maschile. Tuttavia, quando esercitata da donne – come forma di autodifesa o provocazione rispetto a una forma universalmente concepita di esercizio del potere, viene avvertita come il risultato di un’ azione arbitraria.


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