
E' un albero parlante che ammonisce dal cibarsi dei suoi frutti ("di questo cibo avrete caro", dove per caro si intende carestia, ovvero: non ne avrete) - proprio come l'albero della conoscenza - in quanto rappresenta l'albero dei golosi e nel suo discorso cita esempi di temperanza (le nozze di Cana, Daniele alla corte di Nabucodonosor, e la semplicità del cibo - miele e locuste - di Giovanni il Battista).
Ma tosto ruppe le dolci ragioni
un alber che trovammo in mezza strada,
con pomi a odorar soavi e buoni;
e come abete in alto si digrada
di ramo in ramo, così quello in giuso,
cred'io, perché persona sù non vada.
Dal lato onde 'l cammin nostro era chiuso,
cadea de l'alta roccia un liquor chiaro
e si spandeva per le foglie suso.
Li due poeti a l'alber s'appressaro;
e una voce per entro le fronde
gridò: «Di questo cibo avrete caro».
Poi disse: «Più pensava Maria onde
fosser le nozze orrevoli e intere,
ch'a la sua bocca, ch'or per voi risponde.
E le Romane antiche, per lor bere,
contente furon d'acqua; e Daniello
dispregiò cibo e acquistò savere.
Lo secol primo, quant'oro fu bello,
fé savorose con fame le ghiande,
e nettare con sete ogne ruscello.
Mele e locuste furon le vivande
che nodriro il Batista nel diserto;
per ch'elli è glorioso e tanto grande
quanto per lo Vangelio v'è aperto».
(Dante, Canto XXII Purgatorio, 132-154)
Fonti : - EdicolaWeb, Purgatorio, Canto XXII - Litterator, l'albero capovolto che parla