Di Luigi Bruschi il 21 gennaio | ore 13 : 17 PM
Il dubbio è necessario. È da sempre sinonimo di conoscenza, di saggezza, di misura. E tuttavia il nostro non è certo un un paese che ama coltivare il dubbio. Oggi più che mai, l’incertezza che ci circonda, anziché spingerci a ponderare meglio sulle questioni importanti, sulle scelte da compiere, sui percorsi da intraprendere, sembra sortisca quasi un effetto emotivo contrario: attribuiamo giudizi in pochi secondi, giusto o sbagliato, buono o cattivo, diavolo o santo.
È andata così anche per la tragica vicenda della Costa Concordia. Tutti abbiamo sentito l’audio di quelle drammatiche telefonate: e subito il Comandante Schettino è diventato l’AntiCristo, e il Comandante De Falco l’eroe nazionale. Comprensibile, naturalmente, perché le responsabilità di Schettino appaiono enormi. E tuttavia pericoloso. Pericoloso perché semplificatorio all’eccesso. E là dove le vicende complesse si semplificano, si corre sempre il rischio di banalizzare quello che non si deve e di portare la banalizzazione alle sue estreme conseguenze.
Sarà la magistratura ad accertare le responsabilità di ognuno nella tragedia in questione. Ma se è vero che Schettino chiamò subito la compagnia Costa per avvisarli del disastro, e da quella telefonata alla messa in atto delle procedure di evacuazione trascorse più di un’ora, l’ombra del dubbio avanza e si fa inquietante. Che ci siano responsabilità della compagnia Costa nei ritardi dell’evacuazione della Concordia, magari per evitare l’esborso di 40 milioni di euro relativi al risarcimento assicurativo per i passeggeri? Chissà.
Quel che è certo è che il linciaggio mediatico di un uomo è sempre sbagliato. La condanna morale deve rimanere centrata sulle azioni, non sulla persona.
Guardate che è una differenza che può forse apparire sottile, ma in realtà è sostanziale. I discorsi sulla pena di morte, ad esempio, ruotano attorno a questo discrimine – necessario – tra le azioni e la persona che le commette.
In un momento storico in cui il nostro paese è emotivamente provato da una crisi sistemica che investe tutti i settori – politico, economico, sociale – abbiamo il dovere di coltivare l’etica del dubbio, per evitare che si trascenda in un momento in cui per (ri)costruire c’è invece assoluto bisogno di nervi saldi.
D’altro canto, Jean-François Marmontel ebbe a scrivere:
La credulità è propria degli ignoranti, l’incredulità ostinata dei mezzi dotti, il dubbio metodico dei saggi
Ecco perché il dovere del dubbio, oggi più che mai, appare per tutti un imperativo categorico.