Il drago scoreggione, storia per bambini ma anche no

Da Gio65 @giovanniparigi

Si dice muto come un pesce, ma poi è sempre vero? Nella nostra storia, infatti, i pesciolini cantano e ballano, tanto che sono conosciuti come “i pesciolini dalla livrea di note” o “musici”. Essi abitano il lago dell'Arpa a cento corde, dove il mattino inizia molto presto fra canti e balli.

E' una società ben organizzata, la loro, e votata alla pace e alla concordia. Su tutti regna un'anziana regina, una trota, vedova del più saggio pesce che abbia mai nuotato in quelle acque: un luccio.

Quello che però rende felici quelle sponde sono le migliaia di pesciolini, di ogni forma e colore. Essi attraversano i ghiaiosi fondali e la superficie, non mancando mai di fare salti spericolati per aria a cui seguono grandi spanciate. Su tutti loro veglia una vecchia carpa che si occupa anche della loro istruzione.

Come in tutte le realtà, anche nel lago dell'Arpa a cento corde c'era un problema, un grosso problema e per grosso intendo in tutti i sensi: un drago scoreggia fuoco. Imperversava su quella placide acque da qualche annetto e nessuno riusciva a liberarle. I pesciolini si sa, poverini, possono ben poco. Tutta la loro capacità di resistenza è la sopportazione di quegli enormi, dispettosi boati che facevano salire notevolmente la temperatura delle acque, oltre che intorbidarle e ammorbarle. Ad ogni scoreggia, volutamente fatta a pelo d'acqua, l'armonia e la pace veniva interrotta per una buona mezz'ora. Tra l'altro, il drago sceglieva sempre i momenti più belli per rovinarli. Matrimoni, compleanni, feste civili, religiose (sì, i nostri pesciolini sono pure oranti) e tutti momenti di festa erano rovinati da degli enormi, infiammati e pestilenziali “sbraaaang” che uscivano dall'enorme intestino del drago, il quale ogni volta se la rideva, con la sua vociaccia rauca, dello spavento che faceva prendere a tutti.

Un giorno nella polla del Gran consiglio si tenne una riunione per risolvere il problema. Le idee furono molte, ma nessuna apparve risolutiva fino a quando un avannotto timido, timido non propose di rivolgersi alla solitaria tinca, stimata da tutti per la sua vita ascetica. Fu così che una delegazione di pesciolini risalì buona parte del fiume che alimentava il lago e raggiunse la sua grotta. Il problema le fu illustrato nei dettagli, nella speranza di coinvolgerla in una questione che niente aveva a che vedere con la meditazione e l'ascesi.

“Bene, bene, bene...e così abbiamo a che fare con un dragone scoreggione. La soluzione potrebbe esserci, ma richiede pazienza, non molta a dire il vero, ma ci vuole un po' d pazienza. La prossima volta che scoreggia dovete pedinarlo e vedere dove, dal momento che dal suo ano escono fiamme, va...come dire...insomma... a rinfrescarsi un po'. Dopo vi dirò cosa fare”

“Grazie, grazie mille faremo ciò che ci ha detto e in pochi giorni le riferiremo”.

Da quel giorno i pesciolini organizzarono pattuglie che perlustravano il lago per farsi un idea dei luoghi che potessero essere di gradimento al drago ed anticipare così i tempi. Poi organizzarono una festa in costume e fecero sì da dargli il maggior risalto possibile, creando ad arte un clima di festa in tutto il lago, cosa che certamente non sarebbe sfuggita al drago che, infatti, capì al volo quello che si preparava e per giorni non si liberò dai suoi gas naturali e mangiò verdura e carne in gran quantità, pregustando il momento in cui si sarebbe sfogato. E' così fu. Un grosso, enorme “sbraaang” rovinò la festa, ma il drago -e questo è l'importante- non si accorse che si stava preparando la sua di festa. Infatti, uno dei luoghi precedentemente valutati dai pesciolini come adatto a rinfrescare le sue chiappe, si rivelò azzeccato. Il drago prima fu visto svolazzare leggero, leggero e sorridente vicino al canneto di ponente, poi scendere nelle acque e immergere il suo deretano, cosa che fece salire in aria molto vapore oltre che una puzza insopportabile.

I pesciolini corsero subito a riferire tutto quanto alla tinca, la quale rispose loro:”Bene, bene, bene...adesso che sappiamo la cosa per il momento più importante, non dovete fare altro che procurarvi un po' di fango al canneto di levante. Quest'ultima cosa fatela quando alla sera spira il vento e le foglie delle canne intonano una sorta di valzer. Mi raccomando: solo quando udrete il valzer raccogliete il fango. Per adesso fate questo, poi vi dirò.”

I pesciolini seguirono alla lettera le istruzioni della tinca e aspettarono per giorni che le foglie delle canne intonassero un valzer. Appena lo udirono raccolsero una bella quantità di fango e tornarono dalla tinca.

“Bene, bene, bene adesso dovete, dopo la solita festa in cui immancabilmente il drago scoreggerà, creare ad arte una situazione di pericolo e far sì che il drago accorra, perché se è vero che gli piace rovinare le feste, immagino che ancor più gli piaccia rendere ancor più difficili le situazioni già di per sé complicate. Questo perché dobbiamo essere sicuri di una cosa: il drago deve sforzarsi al massimo in quella che sarà la sua seconda e ultima scoreggia Pensateci voi. Fate un po' come volete. L'importante è che lo facciate scoreggiare con sforzo. Prima di questo però, mandate alcuni di voi al luogo del suo ristoro con il fango raccolto e un mazzolino di fiori freschi. Quest'ultimi potete sceglierli secondo i vostri gusti, l'importante è che siano freschissimi, colti in giornata. Quando il drago immergerà le sue chiappe per rinfrescarle metteteglieli...metteteglieli dietro, mi capite?”

“Sinceramente no, non la capiamo. Dietro la nuca?”

“No, dietro...” rispose la tinca.

“Allora dietro la coda” replicarono i pesciolini.

“Ma no, no dietro...sì, insomma...dietro” esclamò la tinca indicando con la mano cosa intendesse per dietro.

I pesciolini scoppiarono in una risata: finalmente avevano capito cosa intendesse la santa tinca e si fecero attenti alle altre indicazioni sul da farsi, perché la faccenda li aveva presi.

“Messi dietro,incollate e sigillate con il fango raccolto e create, nuovamente ad arte e come vi ho detto, una situazione di pericolo. Mi raccomando, il difficile dell'operazione sta tutto qui: la seconda scoreggia con i i fiori nel dietro. Qui non dovete assolutamente fallire! E' la parte cruciale del piano, superata questa non vi rimane che alzare gli occhi al cielo e godervi lo spettacolo”.

I pesciolini lasciarono tra mille ringraziamenti la tinca e corsero a casa a preparare il piano in ogni minimo dettaglio. Decisero che per prima cosa avrebbero provocato la prima scoreggiona con una grande festa in onore della regina. Dopo questo, un gruppo scelto tra i giovani più valenti si sarebbe preoccupato d'infiorare l'ano del drago e sigillarlo con il fango. Non crediate che per i più valenti s'intendessero i più forti; no, proprio no, ma solo quelli dal tatto più delicato e che sapevano usare le mani come un chirurgo, tanto che alcuni di essi furono donne. Da ultimo avrebbero provocato la seconda scoreggia con un finto incendio alla biblioteca della signorina arborella - pesciolina a modo e molto pudica- che certamente avrebbe stuzzicato a dovere la testa, il cuore e l'intestino del drago.. Con il piano ben a fuoco, non restava che occuparsi dei preparativi per la festa e in seguito di quelli del finto incendio, cose che fecero in quattro e quattr'otto.

Alle prime note musicali della festa, infatti, fece seguito il trombone del drago, che, come sapete, partoriva solo uno “sbraaaang” terribilmente disarmonico. Dopo lo scoreggione, il drago, come al solito, se ne volò al suo bidet per rinfrescarsi. Lì lo aspettava il commando perfettamente mimetizzato con i muschi del lago. Lo videro arrivare svolazzante e sorridente, fiero dell'impresa e adagiarsi sulla sua ansa di sabbia finissima. Si alzarono i soliti vapori mentre il drago biascicava una vecchia canzone tutto tranquillo. Ci fu solo un momento che sospettò qualcosa e si guardò sotto ai fianchi perchè gli pareva di aver avvertito un lieve, insolito prurito alle natiche, ma pensò che fossero i gamberetti di cui era ricco il lago. Compiuta l'impresa, infilato cioè un bel mazzo di camelie laddove doveva essere infilato e sigillato con il fango, il commando se ne ritornò in paese a riferire che tutto era compiuto.

Alla notizia che la parte più delicata -ovviamente intendo delicata in tutti i sensi- era stata portata a termine ci fu un hurrà generale. Fu breve, però, perché si pensò subito a realizzare la fase successiva: l'incendio alla biblioteca. La signorina arborella si era preparata la parte a dovere, facendo numerose prove, per cui gli venne proprio naturale gridare nella piazza antistante la biblioteca:” Al fuoco, al fuoco! Oddio che ne sarà dei nostri preziosi manoscritti!” mentre i fumi di sterpaglia uscivano da un braciere posto vicino a una finestra.

L'udito finissimo del drago non ebbe incertezze nel riconoscere il pericolo e la voce della signorina arborella:”Oggi è un giorno che non dimenticherò mai! Prima una bella festicciola, adesso grida di aiuto!”disse alzandosi in volo trasecolo dalla felicità. Pensava però che fosse un peccato aver scoreggiato poco prima, ma si consolò al pensiero che ciò che conta è la qualità, non la quantità. Sarebbe stata una scoreggina rispetto a quelle che era solito fare, ma vuoi mettere la soddisfazione! In ogni caso fece di tutto per mettere insieme quanto più gas potesse, si massaggiò addirittura la pancia mentre volava svelto, raggranellando così un bel po' di butano.

Giunse in un attimo alla biblioteca e urlò con la sua vociaccia rauca:”Principessa, lasci che l'aiuti io, il cavaliere scoreggiante” e detto questo si fermò proprio sopra l'edificio, alzò la gamba sinistra di quel tanto che bastava per ottenere dalla posizione il massimo beneficio in termini di sforzo e...niente, ci fu solo uno stranissimo, insolito colpo di singhiozzo che stupì il drago, il quale un istante dopo divenne, dal rosso fuoco che lo caratterizzava, di un bel bronzo carico e...booommm, uno scoppio lo fece saltare in aria e dissolversi in una fontana di colori, neanche fosse un fuoco d'artificio!. I pesciolini rimasero incantati dallo spettacolo pirotecnico e applaudirono a lungo. Poi si congratularono con tutti quelli che erano stati coinvolti nell'operazione. In particolare si congratularono con il commando, che passò alla storia come “gli uomini dalle mani di fata”, e con la solitaria tinca. Furono insigniti con molte onorificenze dalle stesse mani della regina, felice fino all'estasi di aver ridato al suo regno la pace, la serenità e l'aria buona che non guasta mai.


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