Martedì 17 Agosto rieccomi di nuovo insieme a voi ,dopo la pausa ferragostina,a parlavi di una pianticina aromatica che piace moltissimo,almeno spero;Il Dragoncello conosciamolo insieme.Originario della Siberia il dragoncello è un’erba aromatica che proprio in questo periodo estivo possiamo gustare appena colta e che, se vogliamo averne qualche pianta in più, possiamo moltiplicare dividendone i cespi.Il suo nome scientifico, Artemisia dracunculus, si presta bene alle leggende e, a dire la verità, suona un po’ sinistro, evoca mostri da favola e pratiche medievali fatte di misteriose pozioni fumanti. Eppure di lui ci si può fidare perché le sue proprietà benefiche sono conosciute fin dai tempi antichi e i mercanti che l’hanno portata in Europa con le loro storie esagerate, non erano tanto lontani dal vero. Si diceva ad esempio che il “piccolo drago” si chiamasse così perché in Russia aveva guarito numerose persone in punto di morte a causa dei morsi di rettili velenosi.Qualcun altro giurava che si potevano percorrere centinaia di chilometri a piedi senza avvertire alcuna fatica, se soltanto si infilavano alcuni ramoscelli nei calzari. I medici arabi lo raccomandavano per stimolare l’appetito e come digestivo, ma chi lo prese più sul serio di tutti furono i dentisti dell’epoca che ne scoprirono e utilizzarono le efficaci proprietà anestetiche contro i dolorosi mal di denti. E’ proprio vero: basta masticare lentamente alcune foglie fresche per far sprigionare una sostanza anestetica chiamata eugenolo, che fa perdere sensibilità in bocca e concede un sollievo temporaneo al male. Provare per credere.Oggi, comunque, viene coltivato soprattutto per i suoi molteplici utilizzi in cucina.Dragoncello, dragone, erba drago, piccolo drago, estragone; l’abbiamo chiamato in molti modi ma, per conoscerlo meglio, diamo un’occhiata ai suoi parenti, le numerose artemisie cui appartengono anche assenzio e genepì. Alte e slanciate, le specie di artemisia assomigliano a colei che le ha battezzate, l’indomabile dea greca Artemide. Come lei amano i luoghi selvaggi e non si lasciano coltivare facilmente. Fa eccezione proprio il dragoncello che si distingue dai suoi fratelli per il carattere mite e domestico: è infatti l’unico della famiglia ad essere coltivato e commestibile. Così, mentre il fratellino assenzio (lo stesso che ha fatto impazzire Amleto) può causare irrimediabili turbe psichiche, il nostro dragoncello può, al massimo, mandare in estasi chi gusta il pollo aromatizzato con le sue foglie. Dovremmo forse parlare di “dragoncelli” perché ne esistono due tipi, il francese e il russo. Nell’aspetto sono molto simili, entrambi formano folti cespugli alti oltre mezzo metro, con steli teneri e radici particolarmente tortuose. Le foglie sono sottili e lunghe, color verde chiaro e forma lanceolata e, nel tipo russo, diventano ancora più chiare e ruvide al tatto. La vera differenza è nell’aroma e nella qualità, di gran lunga superiori in quello francese. Sebbene più delicato e difficile da coltivare di quello russo, il dragoncello francese, chiamato anche estragone è il vero eroe in cucina perchè la sua maggior ricchezza di oli essenziali sprigiona un profumo di anice particolarmente intenso.
Coltiviamolo a casa nostra
Se abitiamo in una zona dall’inverno particolarmente freddo, ad esempio in montagna,coltiviamo il dragoncello russo (Artemisia dracunculoides) può essere seminato poiché produce semi in abbondanza, contrariamente al francese (Artemisia dracunculus) che ne produce pochi e che, pertanto, conviene moltiplicarlo solo dividendo i cespi o interrandone un rametto, metodo che gli esperti chiamano per talea erbacea. Se il clima ce lo permette, non esitiamo ad optare per la coltivazione del francese, di gran lunga migliore per qualità e aroma benché più delicato e bisognoso di clima mite.La pianta è perenne, vive cioè più di due anni e in inverno si spoglia per rinfoltirsi in primavera quando produce piccolissimi fiori di color verde-giallo riuniti in pannocchie .Un’altra caratteristica della pianta è la sua radice che si sviluppa tortuosamente e ama gironzolare sottoterra, meglio se in un terreno ricco, ben drenato e soleggiato, anche se tollera un po’ d’ombra. I fusti, alti e leggeri, non saranno spezzati dal vento se sceglieremo una posizione riparata, magari a ridosso di un muretto o di una rete.Zappettiamo bene il terreno e mescoliamolo al cinquanta per cento con sabbia per renderlo soffice. Eliminiamo le erbe infestanti e, se seminiamo il tipo russo, lo faremo in primavera o in autunno mantenendo in seguito il terreno ben pulito. Per moltiplicare il tipo francese prendiamo una piantina adulta, che in genere ha già sviluppato una corona con vari cespi e radici, e dividiamola in varie piantine con l’aiuto di un coltello o delle dita. Assicuriamoci che ognuna di loro abbia la sua porzione (qualche centimetro) di radici, e mettiamole a dimora in aprile-maggio a quaranta centimetri di distanza l’una dall’altra. Questa operazione è benefica anche per la pianta originaria che, in ogni caso e ogni tre o quattro anni, va divisa e ripiantata per rinvigorirsi e mantenere l’aroma inalterato. Annaffiamo senza esagerare perchè la pianta non ama avere “i piedi a bagno”. Faremo nello stesso modo con le talee erbacee, che si possono prelevare in estate staccando qualche foglia col suo stelo nella parte più bassa della pianta. Interriamo le talee mantenendole umide e al riparo dal sole e… lasciamo fare il resto alla natura.
Congelato è meglio che essiccato
Se possibile consumiamolo fresco da giugno a settembre, quando le foglioline sono ricche di olio essenziale, dato che il dragoncello essicato tende a perdere il suo gusto particolare e finisce per assomigliare all’alloro, perdendo inevitabilmente anche gran parte delle sue proprietà medicinali. Stacchiamo le foglioline dall’estremità del cespuglio e consumiamole subito dopo poiché sono delicate e deperiscono molto rapidamente. Se proprio vogliamo organizzare una piccola scorta invernale, allora congelare è meglio che essicare! Basterà riempire di foglioline fresche in un freezer.Un’altra valida idea alternativa può essere la conservazione delle foglie sott’aceto in barattoli sterili e a chiusura ermetica, conservati al buio.Termino perchè mi sembra di essere stato estremamente lungo ,comunque proviamo perchè no anche oggi a pranzo il nostro dragoncello.