Gli altri partner della collaborazione – che si baserebbe sullo sviluppo, ma anche sull'addestramento e la manutenzione, degli aerei pilotati a distanza – sono Germania, Francia, Spagna, Grecia, Olanda, Polonia e Gran Bretagna.
La necessità della produzione di un velivolo a marchio UE, sarebbe dovuta anche al fatto che attualmente gli eserciti dei Paesi europei utilizzano droni di produzione israeliana e soprattutto americana, «senza la possibilità di ottenere la certificazione di volo nello spazio aereo europeo», ha spiegato il giornale francese Les Echos.
L'autorizzazione definitiva al programma, dovrebbe arrivare al vertice di capi di stato e di governo europei che si terrà a dicembre: nel frattempo, l'Agenzia di difesa europea (Eda) è stata incaricata di supervisionare un programma comune di ricerca e sviluppo sulla possibilità di doppio uso dei droni, militare e civile – potrebbero infatti rivelarsi molto utili nella sorveglianza delle zone di frontiere come il Mar Mediterraneo.
Ci sono tre grandi gruppi dell'industria aerospaziale in lizza per assegnarsi l'incarico della costruzione: progetti sono stati già presentati dalla Eads (European Aeronautic Defence and Space Company) , dalla francese Dassault Aviation e dall'italiana Finmeccanica Alenia Aermacchi.
Ulteriori argomenti di polemica per tutti quelli che hanno criticato la - discutibile - scelta sulla fornitura aerea di F35. L'entità dell'investimento italiano nel progetto non è stata ancora resa nota: quello che invece è noto, è che l'uso dei droni - pratica cavalcata con convinzione da Obama nella lotta al terrorismo in Pakistan, Afghanistan, Yemen e Somalia - è controverso, spesso additato per le responsabilità di morti di civili.
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