Facebook reloaded è il più recente libro del giornalista milanese Federico Guerrini
Nel suo libro Federico Guerrini prende in considerazione le nuove strategie messe in atto in Facebook e quelle attuabili da chi lo usa.
Gli argomenti che affronta sono molteplici, la nuova interfaccia utente, come usarlo al meglio senza richiare di venirle inglobati, le applicazioni più virali, i futuri scenari che potremmo avere di fronte in tempo brevi, sia direttamente legati al colosso che in termini più generali sulla scena dei nuovi media.
Federico Guerini è un giornalista che si occupa da anni di tecnologia ed in particolare di web.
Collabora con La Stampa, il Sole 24ore e il gruppo editoriale L’Espresso, con PC World e con Html.it .
Di lui sono già stati pubblicati altri libri: Tutto su Facebook (2008) e Trovare lavoro in Rete (2009), entrambi per l’editore Hoepli e Proteggi la tua privacy, Internet Utile, Alla scoperta di Twitter per la collana I Grandi Libri di Pc World. (2009)
Nel 2010 è uscito Twitter, Facebook e YouTube, sempre per Hoepli.
Potete seguire Federico in twitter collegandovi qui
Gli ho chiesto di rispondere ad alcune domande e lui molto gentilmente lo ha fatto.
Facebook è una miscela indefinita di utenti, dai ragazzi all’esperto di marketing
Come quando si parla di televisione è difficile trovare delle parole chiave da proporre che possano essere al tempo stesso interessanti e catalizzanti.
Come pensi di esserci riuscito col tuo libro?
Facebook Reloaded nasce come seguito di “Tutto su Facebook”, un altro libro che ho scritto, sempre per Hoepli, e in cui mi avevo trattato proprio l’ABC del sito. Era uscito infatti in coincidenza con il boom del network in Italia, in un momento in cui tutti si chiedevano cosa diavolo fosse. Il Reloaded nasce con un’impostazione diversa: nel momento in cui FB è diventato un fenomeno di costume che travalica l’ambito degli addetti ai lavori, quali sono le conseguenze sulla vita “reale” delle persone? Il sottotitolo è perciò “guida all’uso consapevole”. Allo stesso tempo, si cominciano a delineare delle linee di tendenza; la strategia di Facebook di colonizzazione del Web tramite prima Connect e ora Open Graph, si fa sempre più nitida, perciò ho provato a fare qualche riflessione al riguardo. Un’altra parte secondo me molto importante che bisogna conoscere di Facebook, è la sua storia, sapendo come è nato, chi lo finanzia, si può cercare di capire chi è Zuckerberg e dove vuole arrivare. All’inizio dl libro racconto perciò molti dei retroscena che sono stati trattati anche dal film “The social network”. Il risultato voluto perciò era quello di un libro a metà strada fra un manuale e un raccconto giornalistico e anche il registro linguistico utilizzato rispecchia questa scelta. Non è stato un lavoro semplice e spero di esserci riuscito.
Quindi per chi lo hai scritto? Per te e per fare chiarezza nelle informazioni che hai acquisito, chi lo usa come interfaccia personale o per chi lo vuole usare per il proprio brand professionale?
Dalla prima risposta credo che si capisca che non l’ho scritto tanto per me, né in particolare per altri addetti ai lavori, quanto per la gran parte di persone che si “barcamena” nell’utilizzo delle nuove tecnologie, e in particolare per chi vuole padroneggiare il mezzo, senza farsene dominare. La tecnologia è una gran cosa, ma solo se riusciamo a piegarla ai nostri fini e a evitarne gli effetti indesiderati. Aggiungo che, anche fra chi adopera spesso questi siti come FB, Linkedin, ecc, penso ci sia tanta gente che ne vede solo l’aspetto superficiale e magari non si rende conto del reale impatto che hanno sulla loro vita.
Fino a dove pensi che possa spingersi l’evoluzione di un gigante come Facebook, non pensi che il suo destino, e rischio, sia quello del gigantismo dei grandi rettili?
Diventare ingovernabile per troppa crescita?
Secondo me il rischio non è tanto che diventi ingovernabile, quanto che si “banalizzi” diventi una soltanto specie di vetrina luccicante in cui le conversazioni degli utenti sono soltanto il contorno e lo spunto per somministrare loro annunci pubblicitari mirati. Il recente redesign del sito, con l’ampio spazio dedicato alle inserzioni e alle foto del profilo, fa pensare a qualcosa del genere. La sensazione, (ma può darsi che Zuckerberg ci stupisca ancora una volta), è che il sito abbia superato la sua fase davvero innovativa; il modello del Web sociale, come declinato da FB è stato ormai digerito e la Rete, sempre affamata di novità, attende la prossima svolta.
Mi ricordo di un’antica definizione di Facebook che circolava in rete, prima che esplodesse a livello planetario, che diceva pressappoco: “..è come stare ubriaco in una festa dove tutti continuano a versarti da bere”
Nel tuo libro fai risaltare, al di là degli entusiasmi, i rischi connessi con l’esposizione personale che sembra essere proprio indotta da un sentirsi bene.
Quanto è verosimile questa situazione e quanto invece dipende da una manipolazione o automanipolazione.
I rischi ci sono, anche se talvolta i timori sono stati cavalcati e utilizzati da media e uomini politici per i loro fini o solo per creare un caso di cui parlare. Bisogna tener presente che il problema dell’”eternità” dei contenuti postati in Rete, e della mancanza di un “diritto all’oblio”, vale anche per quello che si scrive su Facebook. Il fatto che sia un walled garden, e che si possa teoricamente cancellare il proprio profilo tende a far dimenticare ciò (ma chi controlla che i dati non vengano copiati da qualche parte, venduti o scambiati, e che quella foto che abbiamo rimosso dopo un ripensamento, non sia stata scaricata sul suo Pc da un nostro “amico”). L’altra faccia dei tantissimi lati positivi di Fb è che si tratta della più immensa schedatura di dati anagrafici, rapporti sociali, preferenze e interessi, mai realizzata.
Secondo le tue osservazioni l’indotto derivante da Facebook, applicativi, mashup, contenuti editoriali, si legherà sempre di più alle strategie della creatura di Zuckerberg o a poco a poco diventerà un segmento autonomo e non vincolato ai suoi destini?
Mah, credo che con Open Graph, Zuckerberg abbia trovato un buon modo per mantenere il controllo dei dati condivisi con altri siti (come ad es. i giornali), lasciando al contempo abbastanza ‘lasco’ per evitare una centralizzazione eccessiva, con i rischi di gigantismo cui tu accennavi prima. Il segmento che appare al momento dotato di maggiore potere contrattuale e che potrebbe forse pensare a svincolarsi in qualche modo, mi sembra quello dei giochi. Già l’anno scorso Zynga stava per rompere col sito, ma poi la cosa è rientrata.