Da qualche tempo sulla rete girano vari articoli che discutono i come ed i perché del fallimento di Linux sui desktop.1,2,3 Negli anni 90 e nel primo decennio del 2000 la comunità open-source aveva creduto moltissimo in questo sistema operativo come possibile alternativa ai sistemi commerciali proposti da Microsoft o Apple. Ogni anno venivano e vengono ancora organizzati dei Linux Day in giro per il mondo per spiegare alle persone come installare ed utilizzare Linux, quali sono i vantaggi dell’open source, etc. Molte, anzi moltissime persone hanno speso tempo e denaro per la causa dell’open source, creare un software libero che ognuno possa modificare o adattare a propri bisogni, sicuro e senza sorprese. Nonostante tutto questo Linux non è riuscito ad andare oltre l’1% dei computer desktop, che anche se su scala mondiale rappresenta un bel po’ di computer, rimane sempre l’1%.
Per spiegare questo fallimento sono stati additati due motivi principali: il primo è un generale disinteresse da parte degli sviluppatori del kernel di linux per il mondo desktop ed in generale per i bisogni di utenti normali; il secondo l’estrema frammentazione delle distribuzioni e sistemi grafici. Infatti sebbene questi sviluppatori abbiano fatto un eccellente lavoro, riguardo sicurezza e stabilità, che fa si che oggi linux sia il sistema più diffuso sui server, la sua facilità di funzionamento su portatili ed altri apparecchi ha spesso lasciato a desiderare. Ma non vorrei soffermami su questa motivazione, anche perché penso la seconda sia più importante e legata ad uno dei pregi e difetti del mondo open source. La principale forza del software libero è che quando un nuovo progetto appare su internet e le persone lo trovano interessante si forma subito una comunità più o meno grande di persone che decidono di spendere del loro tempo per svilupparlo, un po’ come facciamo noi per questo blog. Questa maniera, diciamo aperta, di lavorare ha permesso a progetti nati anche da un singolo programmatore di diventare dei grandi software a livello mondiale.
In questo modo di lavorare c’è però insito un pericolo costante, il fatto che un qualunque membro di un progetto può in ogni momento decidere di andarsene e sviluppare una sua propria versione del codice partendo dall’ultima versione disponibile. Questo fa si che le forze si disperdano e si creino piccoli gruppi che lavorano su cose simili, ma in competizione tra loro. Per quanto riguarda il cuore di Linux, in passato è stato fatto un grande sforzo per far si che questo non succedesse, ma lo stesso non si può dire per altre sue parti. Questo ha fatto si che ci fosse un proliferare di librerie grafiche, programmi d’installazione distribuzioni etc… senza un vero asse portante. Alcuni gruppi hanno prevalso su altri per dei periodi di tempo più o meno lunghi, altri sono scomparsi e poi riemersi e così via. Il grafico qui di lato può darvi un idea di quanto si siano disperse le forze.
Ora perché ho raccontato questa storia? Perché qualcosa di simile succede spesso in piccola scala anche nel mondo della ricerca. Ci sono gruppi che si separano, persone che non collaborano né si parlano nella stessa università e questo fa si che tutti questi ricercatori/gruppetti indipendenti, ma direi piuttosto isolati, contino poco rispetto ai grandi gruppi che rimangono compatti. Questo si ripercuote anche sull’impatto nella comunità scientifica, nelle pubblicazioni, nel peso politico etc.
Spero la lezione dal mondo di linux posso essere stata utile per invogliare a collaborare con i propri vicini.
P.S. per chi fosse interessato, linux non sta affatto scomparendo anche se ha perso la battaglia dei desktop, infatti la maggior parte dei nuovi sistemi operativi per tablets, e telefonini, come Android, osX etc.. derivano da unix.
Bibliografia:
- Linux sui PC desktop è un fallimento, ma di chi è la colpa?
- Linux è un fallimento?
- GNU / Linux in decadenza e Linux Day