La crisi di governo è aperta. Il presunto o meglio falso dilemma di chi voleva e chi non rimandare l’aumento dell’Iva è l’ipotetico motivo per il quale è nata questa accesa discussione a colpi di dimissioni e moniti. Ieri infatti è stata una giornata stressante per i Letta. Il primo, Gianni, ha avuto l’arduo compito di fare da mediatore e il secondo, Enrico, ha visto davanti i suoi occhi il suo governo sciogliersi come neve al sole. Il sole in questione è lui, Silvio Berlusconi, e d’altronde chi poteva essere. Colui ha dato la vita a questo governo e lui e solo lui può togliergliela quando gli pare e piace. Questo potere il Cavaliere lo sa esercitare molto bene e sa altrettanto discretamente camuffare le sue azioni intimidatori e subdole dietro un pallino popolare, le tasse. Appena Silvio ha chiesto ai suoi ministri di “valutare l’opportunità di presentare immediatamente le proprie dimissioni per non rendersi complici, e per non rendere complice il Popolo della Libertà, di una ulteriore odiosa vessazione imposta dalla sinistra agli italiani” i suoi cagnolini da riporto (portano leggi “ad personam”) non hanno esitato e hanno fatto quello che andava fatto. Enrico Letta invece sembra essersi svegliato da un sonno profondo. Un comunicato di Palazzo Chigi spiega che “Berlusconi per cercare di giustificare il gesto folle e irresponsabile di oggi, tutto finalizzato esclusivamente a coprire le sue vicende personali, tenta di rovesciare la frittata utilizzando l’alibi dell’Iva”. Finalmente l’hanno capito. Meglio tardi che mai. Comunque questo ritardo nella comprensione ha scatenato una reazione a catena che certo all’Italia non fa assolutissimamente bene. Molti ora pensano a un Letta bis e molti invece vogliono tornare al voto, ma tutti i parlamentari sanno che andando alle urne con quest’odiosa legge elettorale non si andrebbe da nessuna parte e quindi si ritrovano tra l’incudine e il martello. Speriamo che Letta, se avrà nuovamente l’opportunità di salire al governo, abbia il coraggio di quantomeno modificare la legge elettorale e poi di dimettersi e tornarsene a casa con la coda fra le gambe insieme al nostro Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
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