I creatori di Disgaea ci riprovano con un action RPG un po' troppo estremo
Nippon Ichi ha settato un nuovo standard con il franchise Disgaea e i suoi spin-off, e i fan degli RPG strategici attendono con ansia ogni nuova uscita giusto per affondare gli artigli in decine di ore di gioco, statistiche e situazioni impossibili.
Nonostante il successo e la fama del brand, lo sviluppatore giapponese ha scelto saggiamente di non saturare il mercato con sequel su sequel e varianti limitate del concept di Disgaea, esplorando nuovi generi e proponendone la sua bizzarra visione a colpi di personaggi assurdi, battute esilaranti e meccaniche astruse ma molto profonde. L'ultimo esempio è stato il più che discreto The Guided Fate Paradox, il quale manteneva con lo stile di Disgaea svariati punti di contatto, a cominciare dalla grafica bidimensionale e gli elementi da strategico. Con The Witch and the Hundred Knight, però, Nippon Ichi potrebbe aver fatto il proverbiale passo più lungo della gamba...Innocenza perduta
Non è la prima volta che Nippon Ichi ci mette nei panni dei "cattivi": i veterani di Disgaea ricorderanno senza alcuna ombra di dubbio il principe dei demoni Laharl o la mitica diavoletta Etna e le scelte di Renya in The Guided Fate Paradox erano come minimo discutibili, quindi il fatto che il cavaliere protagonista di The Witch and the Hundred Knight sia al servizio di una strega malvagia non dovrebbe stupire nessuno.
La trama del gioco è però un pelo più complessa di così, perché il nostro cavaliere è praticamente un neonato privo di coscienza o di una bussola morale e la strega che l'ha evocato, nonostante l'aspetto da ragazzina presentato negli artwork, è veramente crudele e spietata. Confinata nella sua adorata palude, Metallia non ha la minima intenzione di abbandonarla e così, per conquistare il mondo, ordina al suo cavaliere di espanderla distruggendo gli obelischi sparsi per la regione fiabesca in cui è ambientata la storia ed eliminando tutti gli ostacoli sul suo cammino. Quindi sì, essenzialmente i nostri "nemici" sono le creature buone che cercano di difendere le loro terre incantate. Quest'idea, per quanto accattivante, soffre di due enormi problemi. Il primo è che la storia è fin troppo invadente: i dialoghi interrompono l'azione ogni tre per due con sequenze d'intermezzo esageratamente lunghe, rompendo il ritmo frenetico che meriterebbe un gioco d'azione con tutti i crismi. Il secondo problema riguarda proprio la trama, e il personaggio di Metallia in particolare, esageratamente malvagio e scurrile: i frequenti dialoghi di cui sopra sono infarciti di insulti, improperi e volgarità gratuite che dovrebbero servire a caratterizzare negativamente Metallia ma in realtà finiscono col risultare francamente fastidiosi. Le azioni di Metallia, poi, parlano per conto loro, descrivendo scene che ci hanno a dir poco disturbato: torturare un'avversaria sconfitta trasformandola in un topo per farla inseguire da una nidiata di ratti arrapati ci è sembrato a dir poco estremo, soprattutto considerando il rapporto tra i due personaggi e il fatto che la vittima finisca per diventare la portata principale di una cena. Le prime ore di The Witch and the Hundred Knight sono punteggiate da perversioni più o meno simili che, calate nei suoi scenari fiabeschi e colorati contornati da personaggi che sembrano usciti da un fumetto giapponese, fanno leva più che altro sulla curiosità morbosa del giocatore che su una narrazione degna di questo nome. A un certo punto la storia prende una piega diversa e si capisce meglio dove volevano andare a parare gli sceneggiatori con le perfidie di Metallia, ma questo tipo di umorismo nero bisogna saperlo giostrare, e il regno dell'Hundred Knight non è certo South Park. The Witch and the Hundred Knight - Trailer di presentazione americanoTaglio netto col passato?
Oltre ai personaggi astrusi e allo humour nero, The Witch and the Hundred Knight condivide con i precedenti giochi di Nippon Ichi anche un peculiare intreccio di meccaniche diverse che all'inizio possono sembrare decisamente confusionarie, anche se dopo un po' di tempo ci si fa la mano e sembrano scorrere molto più organicamente di quanto non fosse apparso nelle prime ore di gioco. Il problema, semmai, è che il gioco non le spiega affatto bene: il tutorial iniziale è breve e superficiale e, una volta concluso, il giocatore è abbandonato a sé stesso, con l'eventuale quanto limitata spiegazione di come approcciare ogni nuova meccanica. La maggior parte dei consigli è relegata alle schermate di caricamento, peraltro in ordine del tutto casuale, col risultato che si potrebbe finire il gioco senza aver mai capito come funziona un determinato parametro. Per certi versi non è una brutta cosa, perché significa che The Witch and the Hundred Knight può essere giocato anche senza sviscerarne a fondo le peculiarità, ma d'altra parte vuol dire che sono state implementate in modo superficiale e senza troppa cura. Ne è un esempio calzante il sistema delle armi: il cavaliere può equipaggiarne fino a cinque diverse, in un ordine a piacimento che, fondamentalmente, "disegna" la sua combo di attacchi principali.
L'idea è che quasi tutti i nemici sono più o meno vulnerabili a una determinata arma e il giocatore dovrebbe impugnarla ogni volta che li affronta. Un concetto interessante che, tuttavia, non funziona, perché in un gioco d'azione dover aprire ogni volta l'inventario per cambiare armi è pura follia: si finisce così per combattere i nemici con il setup impostato all'inizio, anche se è uno soltanto degli attacchi ad essere davvero efficace. The Witch and the Hundred Knight, per fortuna, è un gioco piuttosto frenetico: ricorda un po' Diablo, con la sua visuale isometrica e la planimetria casuale delle mappe, senza contare il bottino e le armi di diversa qualità che si possono ottenere sconfiggendo i nemici. Come da tradizione Nippon Ichi, ogni arma può essere potenziata fino a un certo punto (che dipende dalla sua qualità) e dunque viene offerta al giocatore un'efficace possibilità di personalizzazione che, insieme alle specializzazioni (o "facet") dell'Hundred Knight e al sistema dei Tochka, abilità speciali che possono essere combinate a loro volta, garantisce un'ottima profondità a tutti coloro che adorano crogiolarsi tra numeri e statistiche. Si sbaglierebbe a considerare The Witch and the Hundred Knight un hack'n'slash ignorante, perché richiede anche un bel po' di ragionamento, soprattutto nelle fasi avanzate quando si devono calcolare bene le GigaCalorie e gli spazi nello stomaco del cavaliere: le prime sono infatti una specie di risorsa che si consuma man mano che si esplorano le mappe e che si può ricaricare tornando alla base oppure divorando i nemici. Quest'ultimi, tuttavia, occupano spazio nello stomaco del cavaliere che è anche il suo inventario; di conseguenza una progressione alla carlona potrebbe obbligarci a rinunciare a un'arma eccellente appena trovata che, però, non ci entra nella pancia. Il risultato è un sistema di gioco pieno di meccaniche diverse che si esprimono in un'interfaccia così ricca dall'essere a tratti disorientante. Dal punto di vista visivo, in effetti, si capisce che questo per Nippon Ichi è stato un vero esperimento. La grafica completamente poligonale funziona, anche se si sarebbero potuti curare di più il dettaglio e le animazioni dei modelli di nemici e personaggi, mentre gli scenari sono infarciti di dettagli e colori... e forse fin troppo, visto che in certi momenti diventa piuttosto difficile seguire l'azione e si finisce con il premere tasti un po' a caso rinunciando alla schivata strategica. L'accompagnamento sonoro, bizzarro e non poco ripetitivo, ci ha ricordato un po' i film di Tim Burton, mentre il doppiaggio in inglese, abbastanza fiacco, può essere sostituito dal più coinvolgente audio nipponico.Pro
- Storia a dir poco imprevedibile
- Oltre a picchiare bisogna ragionare
- Alcune meccaniche piuttosto interessanti
Contro
- Dialoghi prolissi ed invasivi
- Humour nero decisamente eccessivo
- Troppa confusione a schermo
- Troppi parametri, molti dei quali ininfluenti