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Fu realizzato da maestranze locali, ma anche da scalpellini e artigiani saraceni e nordici, come residenza di caccia e per dotti intrattenimenti sulla matematica e l’astronomia dall’imperatore Federico II di Hohenstaufen di Svevia nel 1240. La nascita dell’edificio si colloca ufficialmente il 29 gennaio 1240, quando l’imperatore svevo ordinò a Riccardo da Montefuscolo, Giustiziere di Capitanata, che venissero predisposti i materiali e tutto il necessario per la costruzione di un castello presso la chiesa di Sancta Maria de Monte (oggi scomparsa). Questa data, tuttavia, non è accettata da tutti gli studiosi: secondo alcuni, infatti, la costruzione del castello in quella data era già giunta alle coperture. E’ incerta anche l’attribuzione ad un preciso architetto: secondo alcuni, l’opera è attribuibile a Riccardo da Lentini, ma molti sostengono che ad ideare la costruzione fu lo stesso Federico II e pare che il Castello venne costruito sulle rovine di una precedente fortezza prima longobarda e poi normanna. Il Castello fu raramente adibito a feste e fra queste, nel 1246, si ricordano le nozze di Violante, figlia naturale di Federico e Bianca Lancia con il conte di Caserta Riccardo Sanseverino. L’imperatore svevo ha attribuito a Castel del Monte una forma e dei contenuti simbolici fortemente connessi al ruolo imperiale, rendendolo al contempo espressione della sua poliedrica personalità di sovrano illuminato, appassionato di matematica, poesia, filosofia, astronomia, capace di anticipare le concezioni rinascimentali. Federico morì il 13 dicembre del 1250. Sedici anni dopo il Castello, trasformato in prigione, accolse i tre figli di Manfredi e, nel 1277, Corrado, Conte di Caserta. Successivamente fu feudo di Nicola Acciaiuoli, poi dei Del Balzo duchi di Andria e quindi di Consalvo di Cordova, il quale lo vendette nel 1552 a Fabrizio Colonna. Abbandonato dai suoi proprietari, per tre secoli servì di rifugio a briganti ed a pastori, finché venne acquistato, nel 1876, dal Governo italiano. La planimetria di Castel del Monte si basa sull’otto come numero guida: 8 sono i lati della pianta del Castello, 8 le sale del piano terra e del primo piano a pianta trapezoidale disposte in modo da formare un ottagono, e 8 sono le imponenti torri, a pianta ottagonale, disposte su ognuno degli 8 spigoli. Si ritiene che nel cortile interno fosse presente una vasca anch’essa ottagonale. La solida compattezza della pietra calcarea, mista a quarzo, delle facciate, è scalfita su ogni lato da finestre monofore al primo piano, bifore al secondo e in un caso trifora. L’ingresso principale, in breccia corallina, riproduce la forma di un arco trionfale classico che incornicia un arco a sesto acuto, definito come “una sorta di preludio al Rinascimento”. L’interno, con le sue alte volte a crociera o a botte, appare ormai spoglio da tutte quelle decorazioni che nel passato rendevano i suoi spazi maestosi, testimoniate da resti di marmo e mosaici in gran parte scomparsi dopo secoli di incuria e vandalismo. I due piani interni sono collegati nelle torri da scale a chiocciola disposte in senso antiorario, a differenza delle altre costruzioni difensive dell’epoca. Di particolare interesse è l’installazione idraulica per i servizi igienici, di origine orientale. Nel Castello tutto ruota intorno a quel numero magico, l’otto che, secondo alcuni, cerca di avvicinarsi sempre più al problema alchimico della quadratura del cerchio, unione tra la “Gerusalemme celeste” e quella “terrestre”, “passagium” dalla terra al cielo, o ancora forma che più di tutte è adatta a canalizzare energie nascoste. Non mancano particolarità astronomiche: sulle colonne d’ingresso ci sono due leoni: uno di essi guarda esattamente nella direzione in cui sorge il sole al solstizio d’inverno, mentre l’altro guarda nella direzione in cui sorge il sole al solstizio d’estate. La stessa posizione del castello non è casuale, infatti solo a questa latitudine, durante gli equinozi, il sole percorre esattamente un angolo di 45° uguale ad uno spicchio di ottagono. Per alcuni studiosi il segreto di Castel del Monte è racchiuso nel suo stesso cortile. Dalla sua misurazione, infatti, emerge un’ antica misura egiziana, 111 cubiti di Ezechiele. Il “palindromo” è uno dei numeri più sacri in Egitto, basti pensare che esistono ben 23 papiri su di esso. Indica l’armonia dell’universo, unione tra bene e male, non come principi contrapposti, ma come “apeiron” primordiale. Ezechiele narra che Dio mandò un angelo a dettargli le misure del nuovo tempio di Gerusalemme, esso doveva misurare 111 cubiti. Per alcuni Castel del Monte non è un semplice castello, bensì un tempio ad un nuovo Dio, il Dio di Ekhnaton, portato fuori dall’Egitto da Mosé e padre dei tre culti monoteisti: Cristianesimo, Islamismo e Ebraismo. Al di là dei numerosi misteri che ancora oggi restano irrisolti, Castel del Monte, lungi dall’essere semplicemente un manufatto che racchiude citazioni architettoniche di varia provenienza, è anche un simbolo del sapere dell’uomo in cui leggi matematiche, geometriche, astrofisiche e andamento dei corpi celesti si fondono in un unico corpo di pietra senza soluzione di continuità.Fonte: www.meteoweb.eu
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