Il fascismo non c'entra #grillo #m5stelle #elezionipolitiche

Creato il 02 marzo 2013 da Albertomax @albertomassazza

Credo che sia un grave errore evocare una qualche forma di totalitarismo manifestatasi nel XX secolo, quando si parla di Beppe Grillo e del suo movimento. Non c’è ombra di stato forte e accentrato, non c’è ombra di nazionalismo, di militarismo, di ideologia nel M5stelle. Il pericolo rappresentato dal movimento è opposto: un anarchismo diffuso, con conseguente ulteriore degrado delle istituzioni e dei servizi pubblici e aggravamento delle condizioni economiche. Una decrescita infelice  pagata con la moltiplicazione dei disoccupati, la diminuzione della sicurezza e l’aumento delle diseguaglianze. Un simile scenario, certo, potrebbe essere il preludio a un neo-totalitarismo, molto più simile alle visioni di Huxley e Orwell che non alle forme storicamente manifestatesi nel novecento.

Ad ogni buon conto, calcare la mano su certe consonanze per creare paralleli, è controproducente. Uno degli assi portanti della strategia  di Grillo e Casaleggio è proprio quello di riprendere stilemi comunicativi tipici dei totalitarismi,  riproponendoli con ambiguità tra la parodia e la mimesi. Questo proprio per offrire agli avversari dei paragoni che risultano spropositati per il suo bacino elettorale. In questo modo, è gioco facile per Grillo crearci sopra la retorica del “solo contro tutti”, in modo da consolidare lo spirito d’appartenenza del suo elettorato.

Grillo, per ora, ha esclusivamente rastrellato i voti, strizzando l’occhio e stringendo la mano a destra e a manca. Il suo scopo è stato quello di ampliare al massimo il consenso elettorale e l’ha ottenuto. Ma questo significa che il suo elettorato è estremamente volatile: si può ampliare ulteriormente, raccogliendo i voti più pulsionali di pdl e lega, cosa che Grillo ha già iniziato a fare, ma si può drasticamente ridurre, dato che il suo unico cemento è l’odio generico verso lo status quo.

La strada seguita da Bersani è l’unica percorribile. Il suo successo non è improbabile, ma molto aleatorio. Dipende dalle reali intenzioni di Grillo, dalla capacità di influenzarle dei suoi consiglieri, come Celentano e Fo, dall’autonomia che i senatori grillini dimostreranno a Palazzo Madama. Portare avanti la demonizzazione farà fatalmente crescere il suo consenso. Dimostrare la sua irresponsabilità di fronte alla grave situazione è l’unica arma contro la sua macchina da guerra. Sempre che gli elettori, in un’eventuale prossima tornata, dimostrino finalmente una capacità razionale degna di una democrazia seria.


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