Il fatto è che i rapporti stanno a zero. Sì, ho scelto questo titolo stamattina poiché penso che sia un attimo importante ragionare su certe dinamiche che si instaurano nella vita, senza starci a pensare troppo, quando le cose sono belle e corrono via come un soffio di vento. Non so cosa sia successo alle nostre reali esigenze, ma cio’ che mi spaventa è la povertà d’animo che si nasconde dietro una falsa timidezza, quella mascherata da non so quale alone per dimostrare che invece si è furbi e disinteressati, almeno a quelle condizioni in cui si coltivano cose belle e forti. La mestizia è una cosa volgarissima che consuma ogni nostro singolo giorno, dal momento in cui ci alziamo fino a quando non andiamo a dormire, siamo bombardati da non so quale dinamica intellettiva superiore, che indica quale strada dobbiamo intraprendere affinché le nostre necessità siano indirizzate a salvare il mondo, stabilire il PIL, far ragionare lo Spread e altre puttanate che all’uomo comune non incuriosiscono minimamente. Nessuno è più capace di aprire la propria porta per accettare l’incanto, che non è fatto di scambio di beni materiali. Il mio è tuo, il tuo è mio, ma quando è tuo: è tutto mio. Questa è la verità, ma dove è scritta? A volte mostrarsi per cio’ che si è, è bello e catartico, ma non porta a niente, se l’altro è preso dalle sue esigenze. La regola base di tutti i rapporti è una: se vedi amore, vai, altrimenti rimani con l’appeso in mano – e per appeso intendo proprio un pacco di stupidità che si fonda dietro il proprio egocentrismo e narcisismo mistificatore che caratterizza la sacra corona dell’augello. Spesse volte si rincorrono i sogni, perché si è visto qualcosa per la quale era meritevole provarci, tuffarsi, catapultarsi e respirare, ma molto spesso per paura, per mancanza di audacia, per chissà quali situazioni, rimaniamo affossati nelle nostre convinzioni pensando che si stia invadendo lo spazio dell’altro, o per chissà cosa e bla bla bla. Le donne sono eterne romantiche, come gli uomini, ma il punto è uno: i rapporti umani stanno a zero, lo ribadisco. In tutto questo sclero, che sto costruendo in una digitazione folle, mi rendo conto di alcune cose. Molto spesso le donne sono additate come quelle che si costruiscono castelli in aria, si fanno i film mentali e altre stronzate di questo tipo e cazzate così. Penso un’altra cosa: se una donna compie questi atti di questo tipo, lo fa perché dall’altra parte ha visto un segnale nel quale valeva la pena di buttarsi. In questo momento, non mi sto esprimendo per quelle donne che sono stracciamutande: pallose e non indipendenti alla ricerca di qualche protuberanza, mi esprimo per quelle che sanno cosa vogliono, hanno un piano compiuto di scelte radicali, non si nascondo e vanno avanti a testa alta nonostante i loro mille difetti, anche quelli evidenti nell’altro, perché comunque il gioco vale sempre la candela. Benché ci siano certi segnali, essi possono essere ambigui e non chiari. Io penso che un uomo, adulto, capace di gestire la sua vita sia in grado di riconoscere le cose belle, ma spesso si è impossibilitati a compiere le azioni poiché dietro le proprie spalle c’è un vissuto (la mamma, l’ex, l’attuale compagna) che non può essere abbandonato, poiché legato come forma di scambio dal quale ci si sente riconoscenti. Il punto è che per affrontare le cose belle occorre coraggio, e questo coraggio le donne lo hanno. Spesso la strumentalizzazione passa attraverso dei giochetti disonesti, soprattutto ai tempi dei socialnetwork. Il punto è sempre uno: digitale o non digitale se una cosa la vuoi te la prendi, altrimenti con trasparenza ammetti e dici: non mi sta bene, ognuno per la sua strada. Tanto in qualsiasi condizioni si è, si sta male, allora tanto vale la verità. Io penso che ognuno di noi, di questo trascinarsi le cose, persone e inutilità varie, non ci faccia niente, allora tanto vale essere onesti. Onesti con se stessi, senza l’accumulo di condizioni che reprimono la propria essenza e la facciano maturare in forme che in realtà non corrispondono alla nostra vera identità.
Due cose sono importanti: la capacità di distinguere il bene dal male e l’adesso, altrimenti i rapporti stanno a zero.
discerniménto s. m. [der. di discernere]. – Il discernere con i sensi o con l’intelletto: d. dei colori; d. del vero dal falso. Più spesso, la facoltà e l’esercizio del discernere, cioè del distinguere il bene e il male, e per estens. giudizio, criterio:avere l’età del d.; persona di molto, di sottile d.; mostrare poco d.; procedere,agire, parlare con d., senza discernimento.
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