C’è bisogno di un industriale dominante? In grado di rivelare stabilimenti decotti e pericolosi per l’ambiente, da quanto si viene a sapere, come la Ferriera di Servola?
Ci vuole un Arvedi? Lo prepara il Fatto Quotidiano, ma anche il Piccolo, come già a suo tempo la nuova presidente del Friuli Debora Serracchiani.
In qual modo si voglia giudicare, si parla sempre e solo di ferriere e acciaierie, di industria pesante, siderurgica, come se l’Italia non avesse altri orizzonti imprenditoriali nell’intelligenza diffusa delle piccole imprese.
Intanto l’articolo di oggi del Piccolo di Trieste spiega il dramma della Ferriera di Servola, di proprietà del gruppo Lucchini. Arvedi è pronto a rilevare lo stabilimento, non però a farsi carico dei gravi problemi ambientali emersi da un video denuncia pubblicato dal sito del Fatto Quotidiano.
Bisogna ricordare che qualche tempo fa uscì sul quotidiano del direttore Padellaro un curioso articolo particolarmente elogiativo nei confronti dell’industriale cremonese Giovanni Arvedi, presentato come straordinaria personalità imprenditoriale, cui mancava solo un palcoscenico nazionale. Dopo il disastro dei Riva, Arvedi ha conquistato spazio e ha espanso il proprio raggio d’azione. Il gruppo d’acciaio di Cremona conquista terreno e consensi.
La video denuncia apparsa sul sito del Fatto Quotidiano mostra che cosa accade all’interno dell’azienda: sversamenti di sostanze apparentemente pericolose, metodi discussi duramente dai dipendenti. Il gruppo Lucchini ha poi smentito e dato spiegazioni. Ecco il link del video del Fatto, tutto da vedere.
Questo il link del Piccolo di Trieste.
http://ilpiccolo.gelocal.it/cronaca/2013/10/24/news/arvedi-noi-pronti-a-firmare-gli-altri-no-1.7979157
«Il nuovo Piano industriale per la Ferriera di Servola è pronto: abbiamo perfezionato l’intero progetto post bonifica che prevede tra l’altro l’ammodernamento degli impianti, l’asfaltatura delle strade, la copertura dei cumuli di materiali per la quale abbiamo perfino già ordinato i teloni. Noi siamo con la penna in mano per firmare il contratto d’affitto, sono le nostre controparti che non ce lo fanno fare, che sono ancora perlomeno un passo indietro rispetto a noi». Così con alcune precisazioni telefoniche, Arvedi ieri ha ulteriormente esplicitato una nota ufficiale del Gruppo di Cremona emessa qualche minuto prima per spiegare alla città a che punto stia la trattativa e per dire ai sindacati che sbagliano indirizzo se il loro ultimatum è rivolto a Cremona.
«La società Siderurgica triestina del Gruppo Arvedi – rileva la nota – non può farsi carico dei problemi ambientali ed ecologici che sono imputabili alla precedente gestione e darà incarico alle istituzioni specifiche di predisporre una due diligence riferita all’ambiente, alla sicurezza, alla salute delle maestranze». Le istituzioni qui chiamate in causa sarebbero l’Arpa e l’Azienda sanitaria che dovrebbero verificare l’inquinamento, quantificare gli interventi di bonifica che poi dovrebbero essere a carico di Lucchini o eventualmente addirittura delle gestioni precedenti, e dei soggetti pubblici. Una questione particolarmente delicata all’indomani della diffusione del videodenuncia girato da un operaio sullo smaltimento di alcuni materiali all’interno dello stabilimento. «Stiamo attendendo poi che il commissario del Gruppo Lucchini – prosegue ancora la nota – risolva la questione aperta con il Gse (Gestore dei servizi energetici) con la relativa suddivisione dei ruoli produttivi tra lo stabilimento di Piombino e di Servola e che successivamente provveda a risolvere la convenzione Cip 6 con Elettra provvedendo a definire le questioni economiche collegate, consentendo in tal modo un nuovo rapporto commerciale tra Elettra e Siderurgica Triestina». In sostanza vi sono una serie di attività produttive che la Lucchini gestiva a livello di gruppo e che Arvedi chiede di sapere come potranno essere trattate nel momento in cui come sembra molto probabile la produzione a caldo a Piombino si fermerà. In questo ambito rientra anche la cessione dei gas di risulta alle rispettive centrali di Elettra per la produzione di energia elettrica che avveniva anche con la convenzione del Cip 6 di cui Elettra ha chiesto la risoluzione anticipata ricorrendo poi anche al Tar non avendo finora ottenuto risposta dal Gse.
Arvedi ricorda ancora di «aver acquistato sei navi di minerale, carbone, pallets – senza nessuno specifico accordo preventivo – per consentire la continuità del lavoro almeno fino alla fine dell’anno». Si è trattato di un investimento di 25 milioni di euro, si fa rilevare a margine, che Cremona ha voluto comunque fare senza avere alcuna garanzia e certezza di poter portare a termine l’operazione per far sì che la Ferriera di Servola non chiuda a novembre come sarebbe invece avvenuto senza questi ordinativi. «Abbiamo fatto un accordo commerciale con Lucchini per la cessione della ghisa – si fa notare – ma non era previsto che dovessimo pagare noi gli approvvigionamenti». L’appello di Arvedi dunque è rivolto a Elettra affinché sia finalmente risolta la questione Cip6, a Governo e Regione con l’invito a sottoscrivere al più al più presto l’accordo di programma che escluda qualsiasi onere per l’affittuario o il neoproprietario sul versante delle bonifiche, al commissario Nardi dal quale giunga la chiamata per firmare finalmente il contratto d’affitto. «Siamo seriamente preoccupati – conclude il comunicato ufficiale di Arvedi – e speriamo fortemente che chi di dovere dimostri la medesima volontà di risolvere i problemi che ha dimostrato la società Siderurgica Triestina».