A parlare male della stampa non si fa peccato e di solito ci si azzecca sempre. Da Schopenhauer a Balzac abbiamo imparato a conoscere bene i giornalisti, questa razza di imbroglioni alla quale mi “disonoro” di fare parte. Sono però un pubblicista e scrivo gratuitamente. Non sono un operaio pagato alla giornata, come avrebbe detto il filosofo nato a Danzica. Questo fa una grande differenza. Il giornalismo è l’unico mestiere in cui il dilettante sopravanza di molto il professionista, di solito un cialtrone che accomoda le notizie per compiacere il suo padrone, salvo scrivere sul suo profilo che egli è libero, senza padroni e padrini, come direbbe proprio l’ultimo dei cretini preso con le mani nella marmellata del servilismo. Ve lo dimostro con prove documentate. Oggi Il Fatto Quotidiano pubblica un articolo di Leonardo Coen dove si parla di un rogo di libri a Simferopoli. I filorussi avrebbero bruciato i testi del fascismo ebraico, ovvero i libri tatari e nella lingua di Kiev, invisi al nuovo potere dichiaratosi indipendente dall’Ucraina. La notizia è una bufala inventata da qualcuno su facebook e subito ripresa dal botolo russofobo di turno che cerca di screditare il Cremlino, Mosca e qualsiasi cosa assomigli ad uno slavo filo-Putin. Anche l’immagine che dovrebbe testimoniare la veridicità dell’episodio è fasulla, trattandosi di una foto scattata nel 2010 che non c’entra niente coi tatari di Crimea.
Peccato che questi esperti del mestiere siano così imbranati da farsi smascherare in un nanosecondo. Chiederanno scusa per la frottola? Non ci sperate, domani è già un altro giorno. Il giornalista vive solo nel presente e la sua moralità, come i suoi articoli, non ha storia. Quanto fatto, scritto e detto oggi dopo 24 ore non avrà più valore, sarà una notizia scaduta come i suoi principi da quattro soldi e 30 denari.
qui trovate tutto il materiale:
https://www.facebook.com/conflittistrategie
http://www.kp.ru/daily/24455/618252/