Magazine Psicologia

Il fenomeno delle sette. 3° parte

Da Psychomer
by Laura Solito on febbraio 1, 2013

La capacità di ritrovare il proprio essere e riconquistare la propria vita dipende da molti fattori , soprattutto dal tipo di tecnica utilizzata per il cosiddetto lavaggio del cervello.

Le tecniche che abbiamo precedentemente esaminato sono fondamentalmente di natura dissociativa e determinano disturbi psicologici caratteristici quali: attacchi di panico, ansia, stati dissociativi, angoscia; alcune creano addirittura vere e proprie allucinazioni visive e uditive.

In particolare la manipolazione emotiva sviluppa senso di colpa e vergogna, atteggiamenti di auto-accusa e di conseguenza autolesionistici, diffidenza eccessiva, fobie sociali, incapacità di instaurare rapporti affettivi, disadattamento e crisi depressive.

Il primo passo quindi consiste nel prendere coscienza del tipo di controllo mentale subito: la persona che vuole “risvegliarsi” deve analizzare ogni aspetto della sua vita passata durante l’affiliazione e capire quali effetti abbia prodotto sulla sua personalità.

Per fare ciò ha bisogno dell’intervento di una figura competente (psicologo) e del sostegno di persone importanti dal punto di vista affettivo (se ancora presenti nella sua vita). L’ambiente familiare deve esser sereno e ridurre al minimo ogni forma di disorientamento e solitudine.

La riabilitazione è un percorso lungo e impegnativo, che richiede grande forza di volontà.

Una volta fuori le persone vittime di plagio devono ricostruire il proprio sé e reinserirsi nella società che un tempo avevano rifiutato, recuperando il proprio sistema di valori.

I tempi di recupero sono soggettivi e dipendono anche dal tempo che l’adepto ha trascorso all’interno della setta.

Egli deve imparare ad organizzare gli aspetti pratici della sua vita quotidiana , affrontare l’angoscia che ne deriva e spogliarsi della sua vecchia identità. Alcune persone si riprendono abbastanza velocemente, altre impiegano più tempo, altre ancora non riescono ad uscirne totalmente.

Dal punto di vista professionale lo psicologo dovrà esaminare, insieme al paziente, le circostanze e le motivazioni che lo hanno spinto al reclutamento, analizzare quanto il plagio abbia condizionato negativamente la sua autostima e la percezione della realtà.

Il ruolo dello psicologo richiede quindi grandi capacità empatiche e un elevato rigore clinico.

La persona vittima di plagio invece, oltre ad una grande forza di volontà, deve prima di tutto risvegliare l’amore verso se stessa, necessario affinché possa impegnarsi nel lungo viaggio di ritorno alla vita e ad una mente libera.


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