Il filo rosso della letteratura

Da Marcofre

Se esiste un filo rosso che unisce gli autori importanti (Raymond Carver, o Anton Cechov, e tanti altri) è la consapevolezza che l’autore cancella. Lo scrittore russo, uno dei numi di Carver tra l’altro, a un certo punto parla di:

Cancellare senza misericordia.

Come si sa, o meglio come si dovrebbe sapere, l’efficacia e il valore sono gli unici punti fermi di chi scrive. Diventa per questo motivo importante comprendere che la responsabilità non è tanto verso il lettore, che spesso ingurgita qualunque cosa senza distinguere alcuna differenza.
Ma verso la storia, esatto. Che non è un organismo morto, o del quale si può disporre a piacimento. È vivo e vegeto.

Il primo gendarme incaricato di vigilare sull’opera, deve essere lo scrittore stesso, e se questo non esiste l’editor non è un aiuto, ma una stampella. Lo so, il lettore non se ne cura e nemmeno se ne accorge, e questo spiega l’esistenza di tanti libercoli inutili.

Per chi scrive con le giuste ambizioni l’esistenza di questa letteratura non vuol dire niente, perché non ha alcun valore. È al contrario importante avere un atteggiamento severo verso se stessi, e per esempio diffidare sempre delle troppe parole. Lo so bene che non è semplice fornire le giuste indicazioni a chi desidera comprendere come sviluppare il proprio gendarme.

Cominciamo con una buona notizia: il 90% degli aspiranti autori non leggono, e nemmeno ne sentono la necessità. Devono scrivere. Che poi costoro ottengano comunque successo non dovrebbe turbare più di tanto. Fa parte del gioco, e non c’è scritto da nessuna parte che il gioco debba premiare i migliori, o che debba essere leale.

Se leggi tanto, e soprattutto alzi il cofano e metti le mani nel cofano, hai già un vantaggio su tutti gli altri. Se poi possiedi pure il talento sei a cavallo, purché sia chiaro che possedere il destriero non vuol dire arrivare davvero da qualche parte.

Cancellare senza misericordia.

Cechov non desidera imporre un metodo di lavoro uguale per tutti, perché come ripeto spesso, in letteratura le regole da rispettare sono quelle grammaticali e di sintassi. Ma al contrario vuole ricordare che o la scrittura è efficace, oppure tradisce la sua bellezza. In nome della bellezza, dell’arte, ci si deve avvicinare alla pagina scritta con la determinazione giusta. E questa è quella che porta naturalmente a cancellare.

Uno dei metodi per riuscire nell’impresa è prosciugare la scrittura, proprio per usare le parole giuste. Spesso cinque sono troppe, due però possono essere comunque quelle sbagliate. Perché tradiscono sciatteria e pigrizia. Occorre immaginazione, e poca misericordia, anzi nessuna per chi scrive.


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