Il suo ultimo libro si intitola Our Church (Atlantic Books), ed è una personale rivisitazione del cristianesimo e in particolare dell’anglicanesimo, oggi fortemente in crisi a causa del suo scontro con la modernità. La sua definizione di Chiesa anglicana, emersa in un’intervista per Avvenire, è «un compromesso storico, un tentativo di conciliare una visione essenzialmente cattolica del cristianesimo, fondata sull’Eucaristia, con l’obbedienza al potere temporale». Aggiungendo che «una tale Chiesa è inevitabilmente vulnerabile alla secolarizzazione del potere temporale e all’affermarsi di una visione dell’ordine politico di tipo liberal-socialista. È anche vulnerabile per il declino della sovranità nazionale e la posizione incerta della monarchia in un’età egualitaria come la attuale».
L’intervista a Scruton è piena di spunti davvero interessanti. Ad esempio, parlando dei motivi della crisi dell’anglicanesimo, il prestigioso filosofo ha spiegato: «il problema è che, in parte anche per l’influenza americana, le questioni della sessualità e del genere sono arrivate a dominare la vita politica dei Paesi anglosassoni. I cristiani sono costretti a ritirarsi ed è pericoloso cercare di far sentire la propria voce in ogni ambito in cui gay o femministe rivendichino dei diritti. L’osservazione antropologica elementare, ossia che le religioni sono connesse a riti di passaggio e perciò hanno la sessualità tra i propri principali interessi, non cambia il fatto che sono le autorità secolari più di quelle religiose che cercano di definire ciò che dobbiamo credere riguardo a questi temi».
Parlando della società europea, il celebre filosofo ha commentato: «Penso che tutte le Chiese europee debbano trasmettere il messaggio che, senza di loro, l’Europa non esiste. Le nostre società sono creazioni cristiane, che dipendono su ogni singolo punto da una rivelazione che è stata mediata dalle Chiese e che ha assunto una dimensione sacramentale. Negare questo vuol dire eliminare ogni barriera rispetto a quell’entropia globale che minaccia anche l’Europa. Affermarlo, vuol dire iniziare a riscoprire le cose per cui dobbiamo lottare e che dobbiamo difendere dalla corruzione».
Quest’ultima questione, solitamente riassunta nella definizione “radici cristiane d’Europa”, è un’evidenza storica non soltanto per i cristiani, ma anche per numerosi non credenti come il filosofo e docente universitario francese André Comte-Sponville, autodefinitosi “materialista, razionalista e umanista”, il quale in un recente articolo ha affermato: «L’origine cristiana dell’Europa è una evidenza storica. Se l’Europa ignora le sue radici cristiane cesserà di essere una civiltà e di essere solo un mercato».