Il famoso fisico e filosofo della scienza Bernard d’Espagnat, premio Templeton 2009 per la sua teoria nota come “il reale velato”, è stato intervistato dall’Osservatore Romano.
Nell’intervista ha parlato anche della sua posizione rispetto all’evoluzionismo e al creazionismo: «è una posizione mediana fra due estremi minacciosi e ingiustificabili: da una parte quello, attualmente temibile soprattutto negli Stati Uniti d’America, che consiste nell’interpretare quasi alla lettera i passaggi descrittivi delle Scritture, anche nei casi in cui una simile interpretazione viene contraddetta in pieno dai dati scientifici di cui disponiamo attulmente; e dall’altra parte quello, sviluppato soprattutto nell’Europa continentale, in particolare da alcuni biologi [Dawkins e compagni di merenda], che pretendono che tutto, comprese la vita e la coscienza, siano a buon diritto riducibile a effetti puramente fisici, di modo che la nozione di spirito si annulla a favore di quella di materia. La nostra tesi è che la seconda posizione non è più difendibile scientificamente della prima».
Rispetto alla sua apertura religiosa della vita, lo scienziato dice: «prendo come unico postulato fondamentale quello, veramente molto semplice, secondo il quale vi è “qualcosa” la cui esistenza non deriva dalla nostra, è “qualcosa” di completamente aperto. Forse è l’insieme degli oggetti, forse quello degli atomi, o ancora quello delle idee platoniche. Forse è Dio. Non lo so a priori, ma interrogo la fisica contemporanea, e poco a poco il ventaglio si restringe. Alla fine la fisica m’insegna che questo reale ultimo non è certamente descrivibile per mezzo delle sole nozioni intuitive che tutti noi abbiamo: quelle di spazio, di tempo, di movimento, di forma e così via. Ci è profondamente nascosto. La fisica non ci può insegnare di più. Ma lo spazio libero così aperto permette alla nostra riflessione filosofica – ed eventualmente religiosa – di spiccare il volo».