Sfogliando questo nuovo fumetto di Davide Garota non si può non apprezzare l’evoluzione stilistica che sta trasformando un promettete ma acerbo disegnatore in un autore con una propria personalità e un segno forte e degno di attenzione. Non fatevi scoraggiare dalla copertina, che rispetto agli interni risulta decisamente meno efficace, non ultimo per la colorazione.
Garota ha un segno nervoso, fatto di linee sottili e frastagliate, con le quali disegna personaggi dai lineamenti accentuati, a volte quasi caricaturali, e per questo ben identificabili e capaci di trasmettere con immediatezza gli stati d’animo senza bisogno di parole; inquadrature efficaci e non banali spesso pongono il lettore nel vivo della vignetta attraverso l’uso di particolari in primissimo piano, quasi a coprire la visione d’insieme, fornendo profondità.
Al tutto contribuiscono i colori, che passano da un delicato acquerello a una colorazione digitale che sembra fatta con pennarelli, densa, pastosa, finanche a tavole a effetto pastello, monocolore, per indicare i flashback. Un uso consapevole e maturo del colore, per quanto forse ancora da affinare, che impreziosisce il segno dell’autore. Delicati e poetici gli stacchi che riproducono le pagine di un quaderno riempito di fiori a essiccare, altra nota caratteristica del volume.
Detto del versante grafico e dell’evoluzione di Davide Garota, si apprezza la sua prova da scrittore in primis per come riesce a caratterizzare con naturalezza i ragazzi protagonisti del fumetto con poche parole, con molti silenzi, offrendo personaggi realistici, perfetti rappresentanti di una generazione sempre più sola ed emarginata, dove i valori sono stati sostituiti dalla ricerca di esser parte di qualcosa più grande, un gruppo di amici, un business illegale.
Sintomatica la quasi totale assenza di figure genitoriali, e soprattutto la evidente incomunicabilità con esse: i ragazzi sono soli, possono contare solo su se stessi. Questo significa trovare presto una propria indipendenza, per quanto fallace, ma al contempo mancare di riferimenti pratici, reali, se non in negativo.
Varda, con il suo passo zoppo e l’amore per il proprio lavoro da giardiniere e per i fiori di campo, e il suo rapporto con Irene, giovane, viziata, confusa ragazzina, con cui si trova a fare i conti con una gravidanza inattesa, sono il fulcro della vicenda attorno a cui si muovono comprimari e sottotrame.
Nell’insieme emerge la vicinanza dell’autore al suo narrato, non tanto per i suoi trascorsi da giardiniere, quanto per una evidente e dichiarata partecipazione emotiva nel ricordare, attraverso i suoi personaggi di china, persone e amicizie reali. Riuscire a farlo senza scadere nel melenso o nell’artificioso è molto più difficile di quanto si possa pensare e rappresenta una grande qualità.
Un fumetto che soddisfa e appassiona, che sa narrare con naturalezza ma che non manca di offrire a sguardi più attenti o esigenti argomenti di interesse. Non resta che da tenere d’occhio questo fumettista prestato all’illustrazione, aspettando la prossima opera fiduciosi che possa ancora migliorare e stupire.
Abbiamo parlato di:
Il fuoco non ha amici
Davide Garota
Tunué, 2013
128 pagine, brossurato, colori – 14,90€
ISBN: 978-88-97165-80-4
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