Quanti di voi hanno sentito parlare prima di oggi di Vincenzo Peruggia? Ebbene, è “merito” suo se la Gioconda, forse il quadro più famoso del mondo, è così celebre ed è visitato da oltre 7.000.000 di persone all’anno. Tutti vogliono vedere il capolavoro di Leonardo, quasi facendone il principale motivo per fare una capatina al Louvre.
La Monna Lisa
Perché prima che venisse rubata, la Monna Lisa era uno dei tanti quadri di valore presenti al museo, molti dei quali portati in Francia da Napoleone che, come Hitler e i nazisti fecero più tardi, razziò mezza Europa dalle opere d’arte.
Per questo, Vincenzo Peruggia, un dipendente del museo originario di Varese, pensò bene che il posto del quadro fosse l’Italia, forse ignorando che fu Leonardo stesso a portarlo in Francia.
Vincenzo Peruggia
Senza inventarsi chissà quale rocambolesco piano, Peruggia portò fuori sottobraccio il quadro e nessuno lo fermò. Questo avvenne nel 1911 quando il personale del Louvre era appena di 13 dipendenti, al contrario di oggi che sono quasi 2000 unità.
Sul furto indagò il padre dell’investigazione forense, il francese Alphonse Bertillon, che però non riuscì a risolvere il mistero. Accusati furono diverse personaggi, tra cui perfino Pablo Picasso, mentre il quadro era custodito sotto al letto di Peruggia, dove rimase per due anni. Nel 1913 infatti, Peruggia si mette in contatto con Alfredo Geri, un antiquario di Firenze, che si fece accompagnare dal direttore degli Uffizi, Giovanni Poggi. Quando Peruggia tira fuori la Gioconda, scattano immediatamente le manette. Eppure, l’uomo credeva fermamente di agire come un eroe che riporta in patria il maltolto e di meritarsi una medaglia.
Andò diversamente…
Alphonse Bertillon
Se volete saperne di più, esiste un documentario di Joe Medeiros, un collaboratore di Jay Leno, che ha passato alcuni anni a fare ricerche e a preparare il film, o un secondo documentario trasmesso da History Channel.