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Il futuro che non c’era

Creato il 09 ottobre 2012 da Sulromanzo

Il futuro che non c’eraDa qualche tempo Alessandro Greco mi parla di un’iniziativa. È una fucina di idee, Alessandro, sempre incuriosito dalla progettualità.

Sul Romanzo ha sempre cercato nel tempo di sostenere le idee interessanti, in questo caso mi è stato chiesto di provare a sondare l’eventuale realizzazione del progetto editoriale.

Ho accolto con piacere la sfida.

Ma non ci stiamo limitando a contatti privati, l’intento è di generare sinergie da subito, per esempio ne hanno parlato Michela Murgia giovedì scorso e Loredana Lipperini proprio ieri.

Vogliamo leggere “Il futuro che non c’era”.

E vogliamo trovare un editore che creda nel progetto. Un editore che voglia investire tempo ed energie per promuovere il progetto nel miglior modo possibile. Stiamo già ricevendo qualche proposta e saremo lieti di riceverne altre, per scegliere l’editore più convinto dell’idea.

***

IL FUTURO CHE NON C’ERA

A cura di Alessandro Greco

[email protected]

“Si uccidono le donne. Le uccidono i maschi. È ora di dirlo, di vergognarcene, di fare qualcosa per stroncare la barbarie”Pierluigi Bersani, 28 Aprile 2012

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/06/26/violenza-sulle-donne-quando-lamore-uccide-onu-crimini-tollerati-dallo-stato/275686/)

A metà del 2012 sono più di 80 le donne uccise in Italia dal compagno/marito/amante

(137 nel 2011).

Numeri terrificanti destinati, tristemente, a salire. Qualcosa gli intellettuali possono e DEVONO fare per interrompere questa spirale.

Il progetto è di forte impatto letterario. Si tratta di un’antologia di racconti, ideata e curata da Alessandro Greco. L’argomento trattato è estremamente delicato, ma l’obiettivo è letterario e non cronachistico.

“Il futuro che non c’era”

A cura di Alessandro Greco

Chiara Poggi

Melania Rea

Yara Gambirasio

Sarah Scazzi

Elisa Claps

Meredith Kercher

Simonetta Cesaroni

Sette donne. Sette vite spezzate, quasi certamente, per mano di sette uomini. Sette uomini, dunque, racconteranno gli attimi terribili vissuti da queste donne e daranno loro “Il futuro che non c’era”. Tutti conosciamo nei minimi dettagli quello che queste donne hanno fatto nella loro breve vita. Le trasmissioni televisive ce l’hanno raccontato in tutte le salse, spesso anche morbosamente.

Nessuno sa – e nessuno purtroppo saprà mai – quel che, invece, avrebbero voluto fare, quel che avrebbero potuto fare. Chi avrebbero amato, dove avrebbero vissuto, quali emozioni avrebbero provato a ogni piccola conquista dei figli che avrebbero avuto (o che avevano già, ma che non vedranno crescere).

La loro morte violenta si trasformerà in uno “scampato pericolo” e le protagoniste di queste vicende vivranno nelle pagine di questa antologia oltre che nella mente di chi le ha amate davvero. Partendo quindi dagli attimi terribili nei quali le vite di queste donne sono state troncate, il brano dovrà virare verso la vita, una vita nuova, né “perfetta” né “terribile”.

L’autore è invitato a costruire un futuro della vicenda (è facoltà dell’autore concentrare la narrazione in 5 minuti successivi lo scampato pericolo o in 30 anni) che non sia fantastico ma nemmeno orrido. Un futuro “semplice”, fatto anche di sogni, infranti e realizzati, o di desideri accessibili.

Non mi interessa il voyeurismo e nemmeno il cronachismo; non intendo in alcun modo sostituirmi agli inquirenti e anzi, ho tutt’altro intento. Loro fanno il loro lavoro “legale”, io voglio solo stimolare le coscienze degli uomini.

Ho piena coscienza del pericolo di poter urtare alcune sensibilità, ma mi rimetto all’intelligenza, al tatto e alla capacità di trascendere degli autori – prima – e dei lettori – poi – poiché riconosco alla letteratura proprietà senza eguali.

Questa antologia non ha nessuna voglia di vittimizzare la donna, ma nemmeno di compiere un’operazione consolatoria.

Per me, e credo per tutti, la donna non vuole essere consolata, o meglio, non solo. La donna vuole essere tutelata e rispettata. E non dagli scrittori ma dalle leggi.

Nella realizzazione dei racconti staremo attentissimi, perché se si sbaglia la prospettiva si fa del sessismo al contrario, un qualcosa (perdonami il paragone) tipo il politicamente corretto negli Stati Uniti verso gli afro-americani: sfocia sempre o quasi nel pietismo, o in una forzatura delle conseguenze del rispetto. Non è mia intenzione avallare in alcun modo l’atteggiamento di cui sopra dato che trovo urticante il qualunquismo con cui molti uomini fanno il mea culpa verso la donna, chiedendo scusa per ciò che altri uomini hanno fatto, come se anche loro, al posto di chi ha ferito o ucciso o quant’altro, avrebbero fatto lo stesso *in quanto uomini*.

L’obiettivo dell’intero progetto editoriale, quindi, è di ricordare i fatti accaduti (e non minimizzarli) utilizzando un approccio diverso. Un approccio che mira a stimolare le coscienze attraverso uno sguardo inatteso.

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