La sperimentazione del metodo Stamina, un trattamento terapeutico a base di cellule staminali inventato da Davide Vannoni, è stata bloccata. È di ieri la notizia dell’interruzione delle sperimentazioni dal parte del ministro della Salute Lorenzin perché secondo gli esperti l’utilizzo di tale metodo comporta un “rischio per i malati” e dunque la sperimentazione “non può essere regolarmente proseguita”.
La storia del metodo Stamina è relativamente recente ed è collegata a quella del suo ideatore, il professore di psicologia Davide Vannoni. Nel 2007 Vannoni avvia il progetto di sperimentazioni sulle cellule staminali in seguito alla cura di una sua paralisi facciale con un trapianto di staminali in Ucraina. Tornato in Italia avvia le ricerche pubblicizzando il metodo come portentoso con un “recupero del danno dal 70 al 100 per cento” in grado di curare diversi tipi di patologie, in particolare quelle neurodegenerative.
Il metodo proposto dalla Stamina Foundation Onlus si basa sulla conversione di cellule staminali mesenchimali (che generalmente sono destinata alla generazione di tessuti ossei ed adiposi) in neuroni dopo una breve esposizioni ad acido retinoico diluito in etanolo. I pazienti vengono sottoposti al prelievo di cellule dal midollo osseo che sono manipolate in vitro e rimesse nel paziente.
Questo metodo ha subito suscitato le critiche e le perplessità della comunità scientifica per la sua metodologia poco dettagliata, che è costata anche l’esclusione dalla richiesta di brevettazione del metodo. Le motivazioni del rifiuto sarebbero, tra le altre, dovute al fatto che la differenziazione cellulare non può verificarsi in un breve periodo di incubazione e che la generazione di cellule nervose nella coltura potrebbe essere spiegata da cambiamenti citotossici.
Il ministro della Salute ha seguito il suggerimento del comitato scientifico nominato per effettuare una valutazione sul metodo e dell’Avvocatura dello Stato (che ha espresso un parere negativo sulla metodologia) ed ha bloccato la sperimentazione. Lorenzin ha spiegato che sarebbe “stata felice se la vicenda avesse avuto un epilogo diverso per tantissime famiglie che si sono affidate in questi anni ad una cura che evidentemente non c’è”. Anche il premio Nobel per la medicina nel 2012, nonché presidente della Società internazionale per la ricerca sulle cellule staminali, Shinya Yamanaka critica il metodo per la mancanza, in letteratura scientifica, di una “chiara evidenza che le staminali mesenchimali abbiano una qualche capacità di migliorare condizioni di tipo neurologico”.
“Denunceremo il ministro Lorenzin e Letta alla corte dell’Aja per i crimini contro l’umanità” è stata la reazione delle associazioni che difendono i malati gravissimi. Intanto il professor Vannoni difende la sua ricerca affermando che non è il “metodo Stamina ad essere pericoloso per i malati, bensì il ministro Lorenzin che gestisce male questa situazione a fronte di una legge votata dal Parlamento che stabilisce l’avvio della sperimentazione” (per la quale erano stati stanziati 3 milioni di euro). Vannoni termina con l’annuncio che continuerà “la sperimentazione fuori dall’Italia, possibilmente in Usa”.
Il comitato scientifico ha individuato quattro punti critici sul metodo Stamina che hanno convinto il ministro ad interrompere la sperimentazione: inadeguata descrizione del metodo (per l’assenza della spiegazione del differenziamento delle cellule); insufficiente definizione del prodotto (per la mancanza di una corretta descrizione delle cellule e delle loro proprietà biologiche che genera una problematica di efficacia e sicurezza); potenziali rischi per i pazienti (per mancanza di un controllo sui donatori si rischierebbe di usare cellule allogeniche e non verificar il rischio di malattie da agenti trasmissibili); sarebbero alti rischi i fenomeni di sensibilizzazione anche gravi (dovuti al fatto che il protocollo prevede somministrazioni ripetute).
Fonti:
http://www.repubblica.it/salute/medicina/2013/10/10/news/lorenzin_stamina-68290084/?ref=HREC1-3
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