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Il futuro delle parole

Creato il 11 novembre 2011 da Phoebe1976 @phoebe1976
 

Il futuro delle paroleSono una purista del libro, l’avevo giurato: mai avrei ceduto all’ebook.
Mai, mai, mai.
MAI.

E come tutti i mai pronunciati senza riflettere, la mia decisione si è infranta davanti all’economicità ed alla praticità dell’era digitale.
Soprattutto davanti all’economicità ed alla possibilità di poter scegliere di comprare (con quello che costano i libri) solo quelli che vale la pena avere.
Non l’ultimo di Fabio Volo, per dire.
Senza offesa, ovvio.
Ma anche sì.
 
Insomma, la lettura “in digitale” piano piano sta vincendo le mie resistenze, con ampia soddisfazione dell’Amoremio, da tempo convinto che se non smetto rpesto di comprare libri cartacei la nostra casa finirà con l’implodere.
E anche se resto dell’idea che il libro sia e resti tutta un’altra cosa, non posso non apprezzare la comodità e la facilità d’uso di un ebook. E anche la facilità di reperirlo in rete, diciamocelo. Lo so, non è legale. Perché, vendere libri a € 22,00 invece lo è?
L’argomento è mio, è evidente, non posso non occuparmene o farci i conti, e per quanto io ami il cartaceo e il contatto con i libri “veri” il digitale mi attira.
Logico che mi abbia interessato leggere in anteprima l’articolo di Io Donna, inviatomi gentilmente da Alessandra di Ambito5, che  parla di biblioteche mediatiche e della necessità della loro costituzione. L’articolo, inin edicola col numero che esce domani 12 novembre, fa alcune interessanti considerazioni sul tema che in Italia, vista la cronica scarsità di lettori, è sentito come quello dell’estinzione delle zanzare.
E vede il digitale un po’ come utile, un po’ come male necessario.
Non solo per svecchiare le biblioteche e renderle più agili, ma anche per conservare in maniera indelebile opere uniche che andrebbero perse con l’usura del tempo. Ma se è facile pensare di passare in digitale libri antichi e non soggetti al copyright, più difficile sembra (in Italia, siamo in Italia!!!) la gestione del quotidiano. In fondo, si parla di non meno di 23 milioni di libri, mica bazzecole.

Certo, se penso alla biblioteca del mio paese mi sembra più facile che piovano rane.
Nello stesso antico stabile, risiedono: la biblioteca, il centro anziani, l’associazione di scambio culturale con la Mongolia (questa ve la spiego un’altra volta), la palestra di yoga e il corso di chitarra catalana. Il tutto condito dall’assenza cronica di riscaldamento e dall’intonaco che si stacca. Per dire. Immaginarlo un posto multimediale (considerando che non c’è un computer nemmeno per gestire l’archiviazione) mi fare fantascientifico come il teletrasporto.
Eppure avverrà.
Coi tempi italiani.
Coi modi italiani.
Ma avverrà.
Per quanto possa esser osteggiato da chi vuole e vede solo carta, per quanto possa essere complicato il passaggio e la presa di coscienza del popolo che legge (e che è pur sempre una minoranza), avverrà.
Avverrà.
 
Perciò puristi del libro fate come me: fatevene una ragione…
 



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