Magazine Diario personale

Libertà d’inchiostro – ti regalo uno strumento

Da Romina @CodicediHodgkin

Bimba mia,

oggi abbiamo trascorso una mattina un po’ speciale. Dato che prometteva pioggia e c’era vento, ti ho portata in un posto che ho sempre amato: la biblioteca.

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Ho sempre fatto in modo che tu avessi un libro in mano, ben consapevole che una nanerottola non potesse capire cosa fosse ma con la speranza che tu imparassi a vedere i libri come qualcosa di familiare, di divertente, di rassicurante. Quando eri proprio piccina, te ne stavi ferma in braccio ad ascoltare. Poi sei cresciuta e ti sei invaghita dei libri che, spingendo un bottone, fanno il verso degli animali.  Memorabile il giorno che con “Pio Pio –  dov’è la mia mamma?” hai mandato in tilt tutto l’ufficio comunale dove eravamo: tre impiegati in piedi sulle sedie che cercavano sugli armadi l’uccellino che pigolava in continuazione. Un filo carogna, la tua mamma omertosa che non ha subito detto loro di star tranquilli perché era solo il tuo libretto e non un vero pulcino. In seguito, è arrivato il momento di liberare uno dei ripiani bassi della libreria per metterci i tuoi libri. Ti è piaciuto così tanto che per tre giorni ti sei incastrata dentro il mobile per sfogliare in pace i tuoi tesori.  Poi, quasi un paio di mesi fa, hai avviato un uso più adulto dei libri: li leggi sulla tazza.  Cinque minuti per fare le tue cose e mezzora a sfogliare i libricini che ormai stazionano in pianta stabile in bagno.

Dicevo, questa mattina, dunque, siamo state in biblioteca. Quando sei entrata nell’area bimbi, con tutti quegli scaffali e quel bel tavolo con sei sedie a misura di piccoletti, hai iniziato a battere le mani.

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Ti sei aggirata per la stanza per oltre un’ora, sfogliando i libri e facendoteli leggere ora seduta a terra, ora sulla seggiolina. Il tuo preferito, è stato senz’altro il racconto dell’ippopotamino Nilo, che prima di dormire fa proprio tutto quello che fai tu: gioca, mangia, si lava i denti, fa la pipì, mette a posto i giochi e poi finalmente si schianta sul letto.  Sicuramente lo prenderemo in prestito quello.

Alla fine, siamo uscite di lì un’ora e un quarto dopo e non senza qualche capricetto perché volevi rimanere ancora un po’. Siamo andate via, però, con la promessa di tornare…una promessa che ha preso la forma della tua bellissima tessera della biblioteca. A quasi 14 mesi mi sei diventata una topolina di biblioteca!

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Sai, quando, il 14 ottobre, hai lasciato la mia mano e hai cominciato a camminare da sola, il mio primo pensiero, quello che mi ha suscitato l’emozione maggiore, è stato: ora sei libera. Libera di andare dove vuoi tu, libera di andare dove io non sono. Libera di andare dove io non voglio, anche. Mi sono emozionata moltissimo nel vederti diventare ancora più autonoma.

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Leggere, se lo vorrai, ti darà la stessa libertà. Essere liberi vuol dire tutto e niente, piccoletta. Siamo tutti liberi, ma alla fine della giornata dobbiamo rendere i conti al capo, ai figli, al marito, al cane…a un sacco di gente! La libertà, però, è spesso anche una condizione mentale. Leggere ti renderà davvero più libera. Ti permetterà non solo di imparare un’infinità di cose, ma anche di evadere da una realtà che spesso sarà piuttosto castrante, magari anche per colpa mia. Tuttavia, voglio cercare di darti gli strumenti per renderti libera anche da me quando sarai più grandina e io diventerò una gran rompipalle (e già ora mi do da fare in tal senso, temo), voglio darti gli strumenti per contrastare le mie idee e dimostrarmi che le tue sono migliori delle mie. Voglio darti gli strumenti per capire cose che io riuscirò ad esprimere nel modo giusto o che magari tu ti rifiuterai di capire finché sarò io a dirle, ma che ti saranno chiare quando le leggerai in un romanzo. Voglio darti uno strumento che si possa amare entrambe, che possa diventare fonte di conversazione, scambio, condivisione. Voglio darti gli strumenti per accendere la tua curiosità e la tua fantasia. Voglio darti quello che forse è uno degli strumenti più importanti che abbiamo per affrontare il mondo e al contempo per fuggirne, di quando in quando.  Voglio che tu possa viaggiare nel tempo e nello spazio. Voglio che tu vada ad Hogwarts, voglio che tu possa marciare verso Mordor, che tu possa viaggiare verso il centro della terra, voglio sapere che nei tuoi sogni corri con Deacon nella brughiera e che poti le rose nel tuo giardino segreto, voglio che sia tu Virginia che libera il fantasma di Canterville. Voglio che tu possa creare nuovi mondi e nuove storie a partire da quanto hai letto.  Voglio strapparmi uno per uno i capelli il giorno che mi verrai a dire che Tolkien, secondo te, è sopravvalutato o che i dialoghi della Vargas sono insulsi. Voglio sentirti ridere dalla cameretta e urlare “Oh, mamma, senti che buffo!”. Voglio che tu possa avere qualche idea non dico precisa ma almeno chiara della storia attraverso biografie di persone che hanno cambiato il mondo. Voglio che tu legga anche qualche libraccio terribile, di quelli scritti davvero male, così che ti sia chiara la differenza tra un libro scritto bene e uno scritto male. Voglio accompagnarti leggendo verso i tuoi sogni, la sera (anche se, per ora, sei più tipo da “sì, grazie, dammi un bacio e smamma che ho sonno e non voglio ulteriori seccature”). Voglio che tu legga qualcosa di nascosto, come ho fatto io. Io, di nascosto, lessi IT a dieci o undici anni. Magari tu non leggerai di nascosto King ma qualcosa di più terrificante, tipo Fabio Volo (mi daresti una grossa delusione, sappilo, ma ho anche appena detto che bisogna leggere qualche porcata per riconoscere qualcosa di buono).

Leggere mi ha resa davvero più libera. Sai, quando ero piccola ero quasi sempre sola. Vuoi che sono cresciuta col mantra “NONTISPORCARENONSUDARENONTISPORCARENONSUDARE” quindi uscire in cortile con gli altri bambini era problematico, vuoi che ero tendenzialmente asociale, ma ero quasi sempre sola. Zia era già in piena adolescenza quando io avevo 5 o 6 anni e le mie cugine erano persino più grandi di lei. Eppure, anche se aveva ben altro da fare che perdere tempo con una marmocchia, mia sorella trovava spesso il tempo per leggermi qualcosa. Dati i nove anni di differenza, era praticamente l’unica cosa che potesse connetterci in qualche modo. A lei piaceva leggere a voce alta, quasi come se recitasse (cosa che adoro anche io) e a me piaceva ascoltare. Il Fantasma di Canterville me lo ha letto lei, per la prima volta, sai? E in fondo al suo Giornalino di Gianburrasca scrisse “Per  Romina il giorno in cui riuscirà a leggerlo tutto”. Lo scrisse sull’ultima pagina…che sorpresa quando trovai quel messaggio! Poi, ovviamente, ben presto si “degenerò” e ci fu quel gran chiasso perché dissi alla maestra che mia sorella mi aveva letto “la sepoltura prematura” di Poe…ma che ci posso fare se a quel punto avevo finito tutti i romanzi di Verne?!

Ancora oggi penso che leggere mi renda libera, che mi aiuti a capire il mondo, a maturare delle idee, a confrontare i punti di vista. Vorrei davvero che tutto questo potessi averlo anche tu. Spero di trovare il giusto modo di appassionarti senza darti la nausea…ma che ti devo dire: non sei me e di certo non posso sapere che carattere e che gusti avrai. Posso solo, come tutto il resto, fare quel che mi sembra giusto nel modo migliore possibile…e sperare di non fare cavolate!


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