(DAL MIO LIBRO: CRONACHE DAL PICCOLO BORGO DELLA PIETRA MILLENARIA)
Due gravi fatti di cronaca
A testimonianza indiscutibile che il mio paese, a meno che non ci si riferisca ad atti di guerra, dai suoi albori, intorno all'anno 1000, fino ad oggi, è stato popolato solo da gente mansueta, calma e pacifica, che detesta la violenza, sul suo territorio, nella sua lunga storia non si sono mai registrati gravi fatti di sangue. Parlo ovviamente di omicidi o sequestri di persona o di altri reati ugualmente gravi. Il reato più grave mai realizzato tra privati cittadini potrebbe essere il tentato omicidio, probabilmente derubricato in minacce gravi o violenza personale. Solo durante il risorgimento e nella seconda guerra mondiale pare che qualche soldato francese, nel primo caso, tedesco nel secondo, che occupava il paese o che ci passava per trasferirsi al sud, sia scomparso improvvisamente. Qualcuno dice addirittura che un intero plotone di soldati francesi sia stato buttato dai locali in una dolina poi completamente interrata. Non so nemmeno se i reati considerati minori siano stati mai perseguiti e le pene scontate, ammesso che si siano tenuti regolari processi e le relative pene mai erogate e scontate. In realtà un cittadino di Coreno, per la precisione un prete che stava celebrando matrimonio, ma che risultò del tutto estraneo ai fatti, fu coinvolto in un grave fatto di sangue, un duplice o triplice omicidio. Ma la strage avvenne molto indietro nel tempo, dopo le due guerre; e fuori da Coreno, esattamente a Spigno Saturnia. Così, a dopo la seconda guerra mondiale, in piena ricostruzione, vanno collocati gli altri unici due episodi degni di essere menzionati in questo mio breve racconto. Uno ebbe per protagonisti un operaio e un capocantiere o direttore dei lavori o responsabile delle assunzioni. Un giovane ragioniere di buona famiglia e ben ammogliato, molto noto in paese, che all'epoca muoveva i primi passi nella professione di consulente del lavoro che, in seguito, lo avrebbe arricchito. E avrebbe arricchito anche il figlio, permettendo allo stesso anche una discreta carriera politica e amministrativa che lo avrebbe portato, prima, alla prestigiosa carica di vice sindaco, per tre mandati consecutivi; dopo, di sindaco, per due mandati consecutivi. Per farla breve l'aspirante operaio, che non era stato preso a lavorare in uno dei tanti cantieri che spuntavano come funghi a quei tempi in paese, una sera si era appostato in località Fossato, sulla strada che congiunge Coreno Ausonio ad Ausonia, aspettando che il suddetto, ignaro ragioniere arrivasse con la sua auto. Fermò l'auto in mezzo alla strada e come quello scese lo afferrò per il bavero della giacca e lo strapazzò per bene, spingendolo contemporaneamente verso il parapetto, dal quale lo sporse subito giù, reggendolo solo per le ginocchia e facendolo ondeggiare un bel po' nel vuoto. Non si sa cosa abbia fatto desistere l'uomo dal portare l'insano gesto alle estreme conseguenze, sta di fatto che, come sembra anche dalla deposizione che il povero ragioniere rilasciò al maresciallo dei carabinieri, lo stesso aggressore lo aiutò a mettersi in salvo. Una specie di rigurgito di ragione, un ravvedimentum ...ante delictum, che probabilmente gli valse l'impunità, ma non gli consentì di restare al paese. Subito dopo, infatti, fu costretto ad emigrare in Australia per cercare quel lavoro che, da quel drammatico giorno, a Coreno gli sarebbe stato sempre negato. L'altro grave fatto di cronaca vide come protagonisti, sempre negli anni '50, un aspirante operaio e il neo sindaco, venuto dalla Sicilia, da Piazza Armerina alla Bassa Ciociaria o Alta Terra di Lavoro: il maestro Giuseppe Barbera. Appena dopo la guerra era arrivato in paese per insegnare agli alunni della scuola elementare. Gli amici gli trovarono subito una moglie, dalla quale non ebbe figli, per ancorarlo al territorio. E pensarono bene di offrirgli una poltrona prestigiosa, quella di primo cittadino. Ci restò seduto per quattro, cinque mandati consecutivi, dal dopoguerra fino al '70. Anche in questo caso la causa scatenante del gesto violento fu la fame, la necessità, il bisogno; una assunzione prima promessa (sembra) e poi, negata immotivatamente. Fatto sta che, una domenica, all'uscita della messa cantata, l'uomo esasperato dal comportamento del sindaco lo affrontò in piazza e dopo averlo strattonato gli mise le mani in gola nel tentativo di strangolarlo. Anche in questo caso un singulto di ragione e la folla che subito si strinse attorno al sindaco straniero, sollecitando a gran voce il concittadino dal desistere dal gesto estremo, impedirono che l'omicidio si compisse. Come ama dire Franco Arminio, Il Paesologo, "un paese esposto a nord è un paese di malumore", il mio paese è esposto a mezzogiorno ma qualcuno di malumore lo trovi sempre. Mentre portavo a termine le mie ricerche per raccogliere una documentazione dei fatti di cui narro appena meno lacunosa e raffazzonata e il più possibile documentata, qualche amico mi ha detto che al mio paese, in un passato remoto ed uno più recente, c'è stato più di qualche suicidio. Sono fatti di sangue, certo, e raccontano anche di malesseri personali e sociali profondi, ma non sono reati. Di conseguenza non ne scrivo. Dell'unico omicidio di cui mi hanno parlato no ho trovate prove certe. Di conseguenza non scrivo nemmeno di quello.