Né, artisticamente parlando, riusciva ad esser leggiadra nei movimenti. Spesso io e R. la cantilenavamo come "l'elefante nella cristalleria".
Sì, perché si muoveva di pancia e istinto, non pensava mai e tutto quanto toccasse di delicato e lieve prima o poi si distruggeva (a parte quelle statuine che collezionava a frotte) fra le sue mani. Era sbadata e ritardataria. Non curante e spesso pesante. Aveva sempre quella ciocca di capelli tra le dita e gli occhi al cielo, come fosse su un altro pianeta. Una volta ha parlato nel sonno (gram positivi e gram negativi continuava a dire), dormiva nel suo collo, scricchiolavano le sue ossa mentre camminava a piedi nudi per casa, aveva la bocca a cuore e gli occhi sottili da orientale.
Era la mia migliore amica.
"P. perché hai le mani nere?"
"Lo sai che sto lavorando a quel progetto, R.!"
"Ma cosa? Quella scritta?"
"Sì! A proposito mi regali le punesse bianche e nere?"
"mmmh! Ma perché, vuoi attaccarlo al muro?"
"Sì, non appena avrò terminato lo attaccherò sopra al mio letto"
E così fece! Attaccò quel cartoncino ritagliato a forma di lettere gotiche colorate con carboncino nero a formare le parole "Slim Shady" sopra il suo letto.
Adorava Eminem ed accadeva più o meno così.
"Ciao P.!"
"Ciao R.!"
"Che facciamo, studiamo?"
E all'unisono
"Naaaaaaaaa!"
Poi partiva il CD con le solite tracce
- Public Service Announcement 2000
- Kill You
- Stan
- Paul
- Who Knew
- Steve Berma
- The Way I Am
- The Real Slim Shady
- Remember Me
- I'm Back
- Marshall Mathers
- Ken Kaniff
- Drug Ballad
- Amityville
- Bitch Please II
- Kim
- Under the Influence
- Criminal
I compiti di matematica, italiano e storia attendevano lì mogi la fine delle nostre esibizioni canore.
Quando proprio eravamo in vena i libri restavano chiusi negli zaini, senza nemmeno esser sfiorati: i momenti migliori, in pieno inverno quando si fa buio già alle tre del pomeriggio perché il cielo è di cattivo umore.
Allora i nostri gusti, opinioni, imprecazioni, sogni venivano fuori sempre differenti, ma con un'aura familiare. Non facevamo in tempo ad entrare nel vivo che subito arrivava l'ora di cena ed io dovevo tornare a casa mia. Ore che sembravano minuti assieme a lei. Interminabili momenti racchiusi in pochi attimi, che si concludevano spesso con le parole tanto amate
"Cazzo Rò, i compiti!"
"Eeeeh tanto domani non ci interrogano!"
Le solite ultime parole famose!
Avevamo 15 anni e i sogni nei palmi delle mani, il coraggio sotto le unghie e il futuro nelle tasche di dietro dei jeans.