Il 15 aprile 2012 la trasmissione di RAI 3, “Report”, è stata imperniata sul tema della moneta elettronica. La conduttrice, già distintasi in precedenti ingloriose gesta, ha costruito una puntata che definire scandalosa è un eufemismo. E’ vergognoso che l’ente radiotelevisivo pretenda un canone per prodotti che, se non sono dozzinali, costituiscono una smaccata propaganda.
L’ineffabile Milena, dopo aver acquisito, in anni di inchieste almeno all’apparenza coraggiose, l’immeritata reputazione di “giornalista indipendente” ha mostrato il suo vero volto, la sua vera natura. Più prona ai poteri forti di tanti vituperati pennivendoli, più pericolosa di tanti cattivi maestri, l’Arpia ha confezionato un dossier evidentemente concordato con i suoi datori di lavoro che intendono quanto prima eliminare il contante. Il programma ha conosciuto la sua apoteosi al contrario nell'intervista prostrata al presidente del consiglio, un compiaciuto Matto Morti.
Ha ragione chi vede in questa operazione, propugnata dal pernicioso governo, uno stratagemma teso a favorire le banche che, con il denaro digitale, risparmieranno sul pur esiguo costo per la stampa delle banconote, traendo un ulteriore lucro che si somma agli abnormi profitti derivanti dal signoraggio. Quanti soldi poi saranno accumulati dagli usurai, grazie agli scoperti di conto, in cui più facilmente incappa chi non ha il polso della sua situazione finanziaria!
Gli economisti seri ricordano pure che i grandi e veri evasori non saranno minimamente sfiorati da provvedimenti volti a tracciare le transazioni. Infatti le grosse società sanno come violare o aggirare le norme tributarie, persino quelle più severe, tramite artifici e trucchi di bilancio, trasferimenti di ingentissime somme in istututi di paradisi fiscali etc. Dunque l’insistenza sulla tracciabilità con lo scopo di debellare l’elusione e l’evasione fiscale, è solo un pretesto per convincere il pubblico a non usare più il cash. E’ indubbio che questo piano criminale consente pure alle aziende di tracciare un identikit dei gusti, delle abitudini e persino delle opinioni dei cittadini in modo da trasformarli in altrettanti obiettivi di promozioni e campagne pubblicitarie, foriere di notevoli introiti.
Tuttavia non bisogna considerare solo le strategie di mercato ed i loschi interessi delle banche: il passaggio al denaro virtuale è volto ad esercitare un totale controllo del cittadino, cui può essere azzerata la carta di debito, non appena risulti sgradito per qualche motivo al sistema. Oppositori, dissidenti, “eretici” rischiano di ritrovarsi, da un giorno all’altro, con la carta inservibile, senza più neppure la possibilità di acquistare il necessario per la sopravvivenza.
Lo scopo finale è, però, ancora un altro. Allorquando le carte si saranno rivelate inaffidabili, perché soggette a smarrimento, a clonazione, a furto, a smagnetizzazione, comincerà la campagna martellante a favore dell’iinserimento del microprocessore sottopelle. Piaccia o non piaccia, questa è l’ossessione dei globalizzatori. Il microchip, già oggi sbandierato come il non plus ultra, perché “sicuro” ed in grado di sostituire le schede e le tessere oggi impiegate nonché adatto per qualsiasi compravendita. L’introduzione del microprocessore sottocutaneo prescinde da finalità economiche, mentre esacerba l’aspetto della sorveglianza orwelliana: l’uomo è ridotto a codice, a “bersaglio ignobile”. Localizzabile in ogni momento, potrà essere neutralizzato con un impulso elettromagnetico.
E’ codesto lo scenario futuro che l’eroica reporter con la sua inchiesta faziosa, subdola e scellerata, vagheggia. Non dubitiamo che in futuro la fautrice delle “magnifiche sorti e progressive”, dedicherà una puntata ai prodigiosi vantaggi del microchip.
Ecco i mirabolanti reportages, le fantastiche idee della nostra giornalista indipendente, anzi.. dindipendente.