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Il gattino cieco, la teodicea e Roberto de Mattei

Creato il 29 marzo 2011 da Stukhtra

Non solo le grandi catastrofi condannano Dio

di Marco Cagnotti

Rita è una mia vicina di casa che ama molto i gatti. Li ama così tanto da aver adottato un cucciolo cieco: un batuffolo peloso e affettuoso al quale Rita ha amorevolmente insegnato a muoversi da solo in casa e in giardino. Altri l’avrebbero fatto sopprimere senza tanti pensieri: chissenefrega di uno stupido gatto cieco? Rita no. Rita gli ha regalato due anni e mezzo di vita. Perché il gattino cieco è morto. Rita l’ha fatto sopprimere. “Non voleva più vivere”, mi ha spiegato qualche giorno fa. “Non aveva una malattia precisa. Semplicemente aveva smesso di mangiare, perfino di uscire di casa. Più volte ho cercato di aiutarlo con infusioni nutritive. Lui migliorava un po’, ma poi crollava di nuovo. Così mi sono chiesta: ‘Se lui non la vuole, chi sono io per imporgli questa vita?’”. Perciò adesso quel gattino cieco non c’è più. Confesso di essermi commosso, ripensando a quei due anni e mezzo di vita ricca di amore ma anche di sofferenza: una palla di pelo avvolta da un buio infinito. Un insignificante gattino cieco che finirà nell’oblio della storia del cosmo. Ma che, per due anni e mezzo, è vissuto sereno e col suo affetto ha illuminato la vita di Rita.

Ora qualcuno penserà che io sia demente: muoiono 25 mila persone in un terremoto in Giappone e io mi commuovo per la morte di uno stupido gatto cieco. In realtà io mi commuovo per tutto e per tutti: dal bambino che agonizza per ore sotto le macerie della sua casa distrutta dal terremoto, al gattino cieco che non vuole più vivere, fino alla mosca intrappolata e divorata viva nella tela del ragno. Perché la sofferenza è ovunque. Chi denuncia lo scandalo del dolore innocente solo di fronte alle grandi catastrofi dimentica che l’intero universo è, nell’essenza di ogni suo singolo istante, una smisurata catastrofe di sofferenza, dolore, morte. Questo fatto incontestabile è stata riconosciuto da Sakyamuni, che l’ha espresso nella prima delle Quattro Nobili Verità:

La vita è dolore.
(Siddharta Gautama Buddha)

Poi arriva Roberto de Mattei, storico del Cristianesimo, vicepresidente del CNR e già noto per le sue demenziali posizioni evoluzioniste, a raccontarci che…

…le grandi catastrofi o sono un richiamo paterno della bontà di Dio, o sono esigenze della divina giustizia, che infligge un castigo meritato, o sono un tratto della divina misericordia, che purifica le vittime aprendo loro le porte del Cielo.

Ne abbiamo già parlato, qui su Stukhtra. E molti altri hanno fatto lo stesso negli ultimi giorni.

Noi nutriamo molta stima per Luciano Maiani, fisico di fama e presidente del CNR. E ci chiediamo: quando lui e de Mattei s’incrociano in qualche riunione, che cosa si diranno? Maiani avrà le palle per dirgli: “A Robe’, ma fosse che tu sei un grandissimo asino”? Sia come sia, Luciano Maiani ha preso ufficialmente posizione:

Il 21 marzo scorso il prof. Roberto de Mattei ha reso un intervento all’emittente radiofonica privata Radio Maria – Una voce cristiana nella tua casa.
L’intervento a carattere teologico ha riguardato tra l’altro il tragico sisma che si è abbattuto sul Giappone l’11 marzo scorso.
Ferma restando la libertà di espressione quale bene garantito dalla nostra Costituzione, si precisa che i contenuti dell’intervento del prof. de Mattei non coinvolgono in alcun modo il CNR, che l’intervento non è stato reso nella sua veste di vicepresidente dell’Ente e che il contesto in cui esso è stato reso è estraneo alle attività e alle finalità del CNR.

E’ stato detto: “Non basta”. E’ stato aggiunto: “Maiani doveva distanziarsi di più, condannare di più”. Sarà…

Intanto è partita una petizione on line per chiedere le dimissioni di de Mattei. Query ha interpellato Stefano Moriggi, professore di Filosofia della Scienza all’Università di Bergamo:

…de Mattei ha ancora una volta riproposto pensieri e teorie che, per lo meno all’interno della comunità scientifica, della quale de Mattei dovrebbe far parte, ormai da tempo non hanno più diritto di cittadinanza.
E chi riteneva che l’assurda e crudele idea di giustificare il male attraverso gli ineffabili disegni di Dio fosse un trucco smascherato e sbeffeggiato una volta per tutte da Voltaire a seguito del terribile terremoto di Lisbona del 1755, non aveva fatto i conti con de Mattei, storico del cristianesimo e della chiesa presso l’Università Europea di Roma, nonché direttore della rivista Radici Cristiane e della Fondazione Lepanto.

Ora, va da sé che de Mattei è indegno dell’incarico che ricopre nel CNR. Il fatto che stia lì, con le sue idee medievali, è una delle innumerevoli conseguenze dello sdoganamento di un pensiero di destra che, fin dall’epoca in cui Irene Pivetti fu eletta Presidente della Camera, ha cercato (e ottenuto) dignità e autorevolezza. A Silvio Berlusconi va attribuito anche questo merito, fra i tanti. Un bello schifo, ça va sans dire.

Eppure io voglio spezzare una lancia in difesa di Roberto de Mattei. A prescindere dal suo ruolo incompatibile con le sue idee del cazzo, bisogna pur dire che proprio quelle idee del cazzo sono al nocciolo del Cristianesimo. Lo spiega lui stesso in un’intervista al “Corriere della Sera”:

San Paolo scrive che il male e la morte sono entrati nel mondo attraverso il peccato originale di Adamo ed Eva. Da quella colpa derivano tutte le lacrime e i dolori dell’umanità. Oggi però nel mondo cattolico è penetrata una visione evoluzionista e poligenista, per cui il genere umano non proverrebbe da una coppia primordiale. Ma Pio XII nell’enciclica Humani Generis ha riaffermato che l’esistenza personale di Adamo ed Eva fa parte del magistero della Chiesa.

Ragazzi, de Mattei ha ragione da vendere. Così come ne ha quando sostiene:

Avanzare questa motivazione per chiedere che io mi dimetta equivale a esigere la cacciata dall’università di un fisico che crede al dogma della transustanziazione, certamente antiscientifico, per cui al momento della consacrazione eucaristica pane e vino diventano corpo e sangue di Cristo. Con questa logica scandalosa si arriverebbe a precludere ai cattolici ogni incarico pubblico.

Roberto, hai ragione: forse non ogni incarico pubblico, ma senza dubbio ogni incarico scientifico dovrebbe essere precluso a chiunque creda alla transustanziazione o all’Assunzione in cielo della Vergine Maria. Di quale autorevolezza scientifica potrebbe mai godere qualcuno che ritenga, in tutta serietà, che puttanate simili corrispondano a fatti reali?

Ma torniamo al problema della teodicea. La posizione di de Mattei è l’unica razionalmente sostenibile nell’ambito del pensiero cristiano ed è fondata nella sua tradizione: la sofferenza esiste perché Dio, nell’imperscrutabilità dei Suoi fini misteriosi ma sapienti e buoni, la vuole, magari come castigo per il colpevole che purtroppo colpisce anche l’innocente, oppure come fonte di purificazione per le anime delle vittime. E’ una boiata? Sì, è una boiata. Ma è una boiata cristiana in tutta la sua coerenza.

L’infinito dolore che in ogni attimo massacra l’universo vivente è una condanna senza appello per Dio. Di fatto, se vogliamo contestare de Mattei sul punto, solo una cosa possiamo dire: Dio non esiste. Per Sua fortuna. Perché, se esistesse, Dio sarebbe uno stronzo sesquipedale.

Guardate gli occhi di un cane che muore, e vergognatevi della vostra presuntuosa teologia.
(S. Quinzio)


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