Bastet
Qui vive un periodo di fama strepitosa. Ma andiamo per ordine. Heka, l'energia divina, donò la vita agli dei: "Io sono colui che dona la vita, sono colui che fa quello che vuole, ho donato vita agli dei". Ma questa forza divina emanava luce su tutti gli esseri viventi, alberi, fiori, animali e 'uomo.Gli antichi egizi credevano che molte divinità derivavano dal mondo naturale, dagli alberi come Horus Heratky, per un approfondimento sulla storia della nascita andate in questo sito FENICE, o da animali coma la figlia di Ra, Bastet, la dea gatta.
Bastet è una delle divinità più importanti della religione egizia ed è raffigurata o come una gatta, oppure con sembianze miste, il corpo umano ma la faccia da gatto. Oltre ad essere la figlia di Ra era anche uno dei suoi due occhi e, a volte, era mandata per uccidere i nemici, sputando fuoco, in questo caso assumeva le sembianze della dea Sakhmet, sua sorella. Inizialmente era legata al sole ma, in seguito divenne la divinità del culto lunare. Il centro di culto era la città di Par Bubastis, situata vicino al delta del Nilo. In suo onore venivano svolti festeggiamenti. Il suo colore era il turchese. Il geroglifico del suo nome è il simbolo di un portaprofumi di alabastro. Il profumo aveva un ruolo importante nei riti di purificazione. Come figlia di Ra, veniva raffigurata mentre uccide, decapitandolo, Apophis, serpente dell'oltretomba. Si pensa che le diverse rappresentazioni sia no dovute ai diversi momenti culturali, religiosi e politici di questa civiltà.
Il gatto, quindi, godette di questa credenza al punto che era adorato con devozione ed affetto. Nel libro dei morti è presente un gatto nero, quello di Eliopoli, un gatto selvatico, abilissimo nell'uccidere i serpenti. La morte di un gatto veniva celebrata con rituali funebri che includevano anche la mummificazione.
C'era un antico detto: "non si accarezza Bastet prima di aver affrontato Sakhmet" A Bastet era legata la fertilità e la chiaroveggenza, mentre a Sakhmet, la preveggenza. Comunque si pensa che l'amore per questo animale sia di origine pratico in quanto, siccome non si usava ancora la moneta negli scambi, i pagamenti venivano fatti in natura e la merce di scambio era il grano. Generalmente accade che dove ci sono magazzini di grano sono presenti anche i topi, grandi nemici degli egizi. La presenza dei felini, quindi, era fondamentale per difendersi da questo flagello. Il micio aiutava l'uomo nella lotta per la sopravvivenza e per questo godette di buona fama al punto di diventare una dea.
Curiosità:
Erodoto narra che ogni anno a fine ottobre molte persone, sulle settecento mila, si recavano in pellegrinaggio al tempio della dea Bastet. Era un momento di festa dove: "alcune donne suonano sistri e alcuni uomini suonano flauti per tutta la durata del viaggio mentre gli altri battono le mani...quando si fermano nelle città...alcune donne danzano mentre altre fanno scherzi...quando giungono a Bubastis inizia la festa con grandi offerte e sacrifici durante i quali consumano più vino che non in tutto il resto dell'anno".
Bastet è stata anche la protettrice della fertilità, del piacere della musica della danza e delle nascite e, poiché rappresentazione dell'occhio di Ra, dell'alba. Bastet e Sakhmet sono le due facce della stessa medaglia non si può considerare l'una senza l'altra.
Gli antichi egizi addomesticarono intorno al 2000 a.C. i gatti del deserto e li chiamavano miu o mii, un suono quasi onomatopeico, riferendoci al verso del felino. Il gatto egiziano discende dal gatto selvatico Felis silvestris lybica, con il mantello giallo e grigio, così si mimetizzava meglio con l'ambiente circostante. Si cibava di serpenti, anche velenosi e topi.
I gatti diventano animali di famiglia durante il nuovo regno, 500 anni dopo l'addomesticamento. Molti nomi femminili derivano dal verso del gatto, Miut o Mit. Si credeva che se un uomo sognava un gatto allora avrebbe avuto un buon raccolto.
Erano però amati anche per il mistero che gli aleggia intorno. Cambise usò l'amore per questo animale per vincere una battaglia. Si narra che l'esercito egiziano per sconfiggere un nemico lanciò contro questo una moltitudine di felini. Poiché i soldati nemici non avevano mai visto questo animale, presero paura e scapparono precipitosamente.
Molti monili, bracciali, collane, orecchini, sia maschili sia femminili, vennero realizzati con l'effige del gatto perché indossarlo portava fortuna.