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Il genio e Agatha

Creato il 15 settembre 2015 da Diletti Riletti @DilettieRiletti

O gioia! Ho trovato da un rigattiere una lampada antica e strofinandola è venuto fuori un genio. Insomma, conoscete la storia, ora devo esprimere tre desideri: vado, eh?

Allora: vorrei essere uno degli scrittori più conosciuti e tradotti al mondo, vorrei essere pubblicata in ogni lingua in più di cento milioni di edizioni e rappresentata a teatro senza interruzione, e infine vorrei creare personaggi talmente noti da diventare quasi tangibili, e così ben riusciti da essere inimitabili esempi.

Quand’anche la favola fosse vera, e il genio si degnasse di rispondere alle mie sollecitazioni, sono certa che mi direbbe: Sono spiacente, mia signora. Dame Agatha non può resuscitare.

«Raccontatemi…»

«Sono qui per questo. Ma ora che sono qui, diventa piuttosto difficile perché non so da che parte cominciare.»

«Dal principio» suggerì Poirot. «O è troppo convenzionale?»

Dal principio.

Agatha Mary Clarissa Miller, figlia di Fred, un americano emigrato in Devon, e della britannica Clara Boehmer, nasce a Torquay il 15 settembre 1890, ultima di tre figli. Al contrario della sorella Madge, che riceve un’educazione formale, Agatha è educata in casa da precettori e poi, dopo la morte del padre, dalla madre, cui è legatissima. Appassionata di musica e di canto, a sedici anni osa recarsi a Parigi per studiare ma, senza mai esibirsi a causa della sua estrema timidezza, rientra ben presto nel Regno Unito.

La sua prima, appassionata quanto tempestosa, storia d’amore porta al matrimonio con Archie, un pilota dell’aviazione reale: la vigilia di Natale del 1914, grazie ad una licenza militare, Agatha diventa la signora Christie, nome che conserverà per tutta la vita. Il 26 dicembre l’aviatore torna in guerra, ma Agatha non resta con le mani in mano: proprio durante il suo volontariato nel dispensario presso l’ospedale di Torquay come infermiera della Croce Rossa, la giovane signora si interessa di medicinali, droghe e veleni, conoscenze che le saranno, come sappiamo, utilissime nei suoi futuri romanzi.

A proposito di scrittura: Agatha occupa i suoi pensieri inventando storie intriganti e articolate, ma non redige nulla di completo fino a che la sorella Madge non la sfida a creare un romanzo vero e proprio. Raccogliendo la scommessa, e ideando Poirot a Styles Court, probabilmente Agatha non sa che sta per modificare la propria vita. In questo periodo è felice, si occupa di Rosalind, la sua unica figlia, e scrive, scrive. Nel 1920 il suo romanzo è infine pubblicato con successo, ed il finale al veleno è giudicato così ben scritto da ricevere l’onore di una recensione su una rivista farmaceutica! In questi anni prendono forma (e che geniale forma!) Hercules Poirot, Miss Marple, Tommy e Tuppence Beresford: ormai nota e agiata, la scrittrice parte con il marito per un giro del mondo sovvenzionato dal British Museum.

Il suo periodo felice si conclude bruscamente nel 1926, quando dopo aver perso la madre, è lasciata dal marito per un’altra donna: non è facile scoprire bruscamente di dover ricostruire la propria vita, ed infatti alla fine di quell’anno Agatha scompare, abbandonando l’auto sul bordo di una strada di campagna. Dopo affannose ricerche, viene ritrovata sana e salva dopo undici giorni, ma l’enigma sulla sua scomparsa non è mai stato risolto, né la scrittrice ha in qualunque modo accennato all’episodio in pubblico o nella sua autobiografia.


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