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Il GIAINISMO conta alcuni milioni di fedeli che vedono in Mahavira (il grande eroe) il loro fondatore, mentre disconoscono i Veda ed Il Brahmanesimo. La loro dottrina si basa essenzialmente sul rispetto totale per qualsiasi essere vivente, persino del più piccolo insetto, tanto che sono forniti di fazzoletti con cui si coprono la bocca ad impedire l’involontaria ingestione di qualche piccolo essere. Sono perciò vegetariani e filtrano persino l’acqua per non rischiare di ammazzare microrganismi in essa presenti. Non possono mangiare, bere o viaggiare dopo il tramonto (chissà perché) mentre devono alzarsi prima dell’alba.Un simbolo del giainismoPer i giainiti non esiste un creatore dell’Universo che invece è sempre esistito ed esisterà sempre sia pure con continue alternanze ed oscillazioni che hanno una frequenza di migliaia di anni. Quando l’oscillazione attuale avrà raggiunto il punto più basso, anche il giainismo si rigenererà e troverà nuovi maestri per ripercorrere un altro ciclo.Per entrare appieno nella loro credenza, dobbiamo capire che per i giainiti la realtà è composta da due principi eterni e contrapposti: Jiva ed Ajiva laddove il Jiva consiste di infinite unità spirituali che vengono intrappolate nell’Ajiva cioè il suo contrario: la materia, rocce, animali, piante ma anche il movimento, lo spazio ed il tempo. Insomma il jiva è puro spirito che viene intrappolata nella materia ( l’Ajiva) traendone grande sofferenza e solo con la morte sarà libera da essa. Ma se teniamo conto che i giainisti credono nella reincarnazione, capiremo come presto questo spirito sarà di nuovo intrappolato nella materia e questa “cattura” sarà possibile grazie al Karma, un meccanismo di causa effetto legato ai nostri sensi che opera in modo tale da tenere sempre imprigionato il Jiva. Un comportamento corretto comporterà una reincarnazione con un Karma più leggero che permetterà di liberarsi dalla sofferenza più facilmente.
Liberarsi dalla sofferenza significa liberarsi dell’Ajiva, cosa che si ottiene distruggendo il karma attraverso il ritiro dal mondo ( moksa) e da tutto ciò che è terreno, uno stato paragonabile all’atarassia dei nostri stoici portato fino alle estreme conseguenze.Per raggiungere questo stato di beatitudine, non si potrà contare su nessun aiuto divino ma solo sul proprio comportamento, che sarà adeguato ad un codice etico molto rigido e riassunto nei seguenti cinque giuramenti:• Nonviolenza (ahinsa, o ahimsa) ;
• Verità (satya) ;
• Non-furto (asteya) ;
• Castità (brahmacharya) ;
• Non-possesso o Non-possessività (aparigrah) .La castità, per i laici, significa limitare l’esperienza sessuale nell’ambito matrimoniale, per i monaci il celibato e l’astinenza.Motivo di merito sarà la costruzione di templi e ciò spiega l’abbondanza di tali costruzioni possibili anche perché dei giainiti fanno parte ricchi mercanti che contribuiscono non poco alla ricchezza prodotta in India.
Liberarsi dalla sofferenza significa liberarsi dell’Ajiva,cosa che si ottiene distruggendo il karma attraverso il ritiro dal mondo ( moksa) e da tutto ciò che è terreno, uno stato paragonabile all’atarassia dei nostri stoici portato fino alle estreme conseguenze.
Per raggiungere questo stato di beatitudine, non si potrà contare su nessun aiuto divino ma solo sul proprio comportamento, che sarà adeguato ad un codice etico molto rigido e riassunto nei seguenti cinque giuramenti:• Nonviolenza (ahinsa, o ahimsa) ;• Verità (satya) ;• Non-furto (asteya) ;• Castità (brahmacharya) ;• Non-possesso o Non-possessività (aparigrah) .La castità, per i laici, significa limitare l’esperienza sessuale nell’ambito matrimoniale, per i monaci il celibato e l’astinenza.Motivo di merito sarà la costruzione di templi e ciò spiega l’abbondanza di tali costruzioni possibili anche perché dei giainiti fanno parte ricchi mercanti che contribuiscono non poco alla ricchezza prodotta in India.
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