Davvero, come ha sostenuto Luigi Zingales, il Giappone entro tre anni sarà nelle condizioni della Grecia a causa del suo elevato debito pubblico?
Partiamo in primo luogo da quello che tutti sanno: il governo giapponese è in larghissima parte indebitato con se stesso, i cittadini, le imprese, le banche giapponesi e la sua banca centrale. A giugno di quest’anno solo l’8,7% del debito pubblico era detenuto da soggetti stranieri. Per la Grecia la situazione è completamente differente:
Il debito pubblico greco, a differenza di quello giapponese, è largamente nelle mani di soggetti stranieri, sui quali il governo greco non ha controllo.
Passiamo ora ai dati meno noti sul Giappone. Il debito pubblico del paese del Sol Levante è particolarmente alto e secondo il FMI arriva al 230% del PIL. Il governo giapponese non ha solo debiti, ma anche crediti, in buona parte con enti sotto il controllo del governo stesso, che possiedono parte dei titoli del debito pubblico. Se quindi consideriamo il debito pubblico netto la situazione delle finanze giapponesi, seppur non in salute, appare molto meno straripante: 137% del PIL nel 2012.
Ciò al netto del fatto, evidentemente rilevante, che i debiti pubblici italiano e greco sono denominati in una valuta tecnicamente straniera, l’Euro, mentre il debito giapponese è denominato nella propria valuta nazionale, lo Yen.
Infine il dato più interessante viene dall’indebitamento del paese verso l’estero. In fin dei conti è questo che conta quando parliamo di rischio default. Se un paese è un debitore netto allora possiamo iniziare a valutare la possibilità che non sia in grado di ripagare il proprio debito. Ma se un paese è invece un creditore netto, la situazione è del tutto differente.
Questo grafico mostra il NIIP (Net International Investment Position) rispetto al PIL di alcune economie: i PIIGS, la Germania, il Giappone, gli USA e il Regno Unito.
A differenza dei paesi periferici europei, il Giappone è largamente in credito con l’estero (più della Germania), ivi compreso il suo settore pubblico che detiene il 13% del credito complessivo del paese con l’estero. Si può anche notare come l’Italia, pur indebitata, non è così esposta come Grecia, Irlanda, Spagna e Portogallo.
Il credito con l’estero del Giappone è il risultato di decenni in cui la bilancia commerciale è stata in attivo (sebbene quest’anno abbia visto un passivo commerciale) cioè una situazione esattamente opposta a quella della Grecia, che al contrario è un paese tradizionalmente importatore netto.
A tal proposito è utile ricordare che alcuni paesi debitori godono di un vantaggio significativo: sono sì indebitati con l’estero, ma nella propria moneta. Ad esempio il 90% del debito con l’estero degli Stati Uniti è in dollari. Una situazione molto differente da quella greca. Paesi come gli USA (e in misura minore il Regno Unito e lo stesso Giappone), le cui monete fanno parte del paniere delle valute più utilizzate nelle transazioni internazionali, possono quindi permettersi con maggiore tranquillità deficit con l’estero (lo stesso potrebbe valere per l’eurozona se fosse uno stato federale).
In conclusione, sebbene l’economia giapponese non sia affatto in buona salute, le differenze con la Grecia sono enormi e rendono la tesi di Zingales a dir poco discutibile.
Filed under: Economia, Global Tagged: Giappone, grecia, Luigi Zingales, Net International Investment Position