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IL GIAPPONE VORREBBE ABBANDONARE IL NUCLEARE. L’ADDIO SARà GRADUALE

Creato il 13 marzo 2012 da Madyur
A un anno dal terremoto in Giappone dell'11 marzo e dall’incidente alla centrale atomica di Fukushima, sembra essere questa la via più probabile allo studio del governo nipponico. La conferma arriva da Atsushi Sunami, direttore del dipartimento Science and Technology Policy al National Graduate Institute for Policy Studies di Tokyo e membro della Japan Science and Technology Agency .  Su 54 impianti nucleari presenti in Giappone attualmente solo due sono in funzione. E a breve è previsto un loro stop per controlli tecnici di routine.
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Si aspetta la decisione  del governo in merito alle strategie energetiche : ''Il governo ha nominato un Comitato per l'energia con l'incarico di redigere un Piano strategico a lungo termine. Il Piano - ha spiegato Sunami – è atteso entro pochi mesi: una volta reso pubblico, seguirà un ampio dibattito nazionale e il governo deciderà la strategia definitiva''.
Con una certezza però: dopo Fukushima, lo stop all’energia atomica non avverrà in tempi brevissimi, per due ragioni. ''Le sole energie rinnovabili - sottolinea Sunami – non basterebbero a sostenere l'intero sistema economico del paese. Inoltre l'abbandono totale del nucleare renderebbe il Giappone quasi totalmente dipendente dall'estero per il proprio fabbisogno energetico''. E se dunque appare ormai tramontato l'obiettivo, pre-Fukushima, di arrivare al 50% di energia elettrica prodotta da centrali nucleari, contro l'attuale 32%, l'addio all'atomo dovrà tenere conto di numerose variabili. Non ultima, accenna l'esperto, ''l'influenza della lobby delle aziende nucleari''.
Sempre in occasione del primo anniversario di Fukushima, Greenpeace e altre 13 organizzazioni internazionali hanno inviato una lettera aperta ai leader mondiali per chiedere di abbandonare il nucleare e investire in energie sicure e rinnovabili. Oltre 50 i firmatari del mondo politico, scientifico, ecologista e culturale di diverse parti del mondo, dalla Spagna alla Russia, dalla Corea agli Usa, dal Brasile alla Nuova Zelanda. Per Greenpeace, la tecnologia nucleare è pericolosa, costosa e marginale. Secondo gli standard di sicurezza richiesti negli Stati Uniti per i reattori di seconda generazione, come quelli BWR di Fukushima, il rischio di incidente grave è uno ogni centomila anni-reattore. Tradotto, significa che con 400 reattori in funzione un incidente grave dovrebbe succedere ogni 250 anni. Ma, al contrario, se ne sono verificati ben 3 in poco più di 30 anni, uno ogni circa 10 anni (Three Miles Island nel 1979, Cernobyl nel 1986 e Fukushima l’anno scorso). In più, i costi effettivi di realizzazione di un impianto di terza generazione sono cresciuti 5 volte in 10 anni (la stessa Corte dei Conti in Francia ha ammesso che il costo dell’elettricità dei nuovi EPR francesi sarà circa doppio rispetto alle previsioni). Infine, secondo Greenpeace, la fonte nucleare copre oggi circa il 13 per cento della produzione globale di elettricità. Cioè poco più del 2% del fabbisogno globale di energia. Mentre nel corso del 2011 gli impianti a fonti rinnovabili installati nel mondo sono capaci di produrre energia quanto 16 grandi centrali nucleari.

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