Nel castello annesso vi ambientarono le scene della scuola di magia di Harry Potter. Una “strega” moderna, la duchessa di Northumberland ne ha curato la ri-costituzione. E le sue piante possono uccidere. Per cui attenzione! Nel Poison Garden si può guardare ma non toccare. Né tantomeno annusare o mangiare.
Dicevo, la brugmansia può avvelenare. E in genere lo fa se ci si prepara un tè coi suoi semini per ottenerne benefici medici o, meglio ancora, per approfittare delle sue proprietà allucinogene. In genere, le fonti parlano di confusione, delirio, allucinazioni, seguite non di rado da sonnolenza, sonno, a volte coma. In alcuni casi, invece, si parla anche di debolezza muscolare, dote che un tempo rese molto popolare la brugmansia fra gli omicidi, che potevano rendere completamente inermi le proprie vittime; e infine di perdita di memoria, proprietà di cui si servivano le prostitute nei bordelli, per derubare i propri clienti e farla franca. Non a caso, in India e in Russia le gocce di brugmansia erano anche note come “gocce knockout” e utilizzate per mettere completamente fuori uso le vittime di ladri e puttane. Tuttavia non è detto che la brugmansia debba per forza stenderci. In Messico, ad esempio, i suoi semi sono sminuzzati e messi a bagno nel pulque, il succo d’agave fermentato. L’ololiuqui è il nome della bevanda che se ne ricava, usata un tempo come liquido di verità: sembra che chi la bevesse non fosse più assolutamente in grado di mentire. Più che mai, nel leggere informazioni sulla brugmansia, ma anche su altre innumerevoli piante, mi viene in mente il «è la dose che fa il veleno» di Paracelso.
Ma non temete, chi vuole nel giardino dei veleni si può perdere fra centinaia di nomi e fiori e fogliole. Ci sono le ultranote, come la regina assoluta, l’Atropa belladonna, il cui nome ci riporta da una parte all’ultima delle tre parche, Atropo appunto, preposta a tagliare il filo della vita e dall’altra a un’usanza in voga fra le signore veneziane, che facevano uso di minime dosi dell’erba per ottenere il dilatamento delle pupille, tipico elemento di bellezza. C’è l’apparentemente innocuo Rosmarinus officinalis, il cui olio essenziale, se usato in modo improprio, può essere devastante per una donna all’inizio di una gravidanza. C’è l’ingiustamente famosa Thevetia peruviana anche nota come l’albero dei suicidi. Ma state attenti: se ne mangiate i fiori per darvi la morte le percentuali di successo saranno meno del 10%. Meglio dunque ripiegare su qualcosa di più efficace. Il Conium maculatum (la cicuta), ad esempio, procede dall’esterno all’interno, dando prima una sensazione di intorpidimento muscolare e provocando infine la paralisi dei polmoni. Oppure il Nerium oleander (l’oleandro), tanto bello quanto micidiale. Tutte le parti della pianta sono tossiche – anche il fumo del suo legno, se lo si brucia –: provocano nausea, vomito, alterazioni del ritmo cardiaco, e la morte. Non a caso, da simbolo benaugurante la pianta si trasformò poi in un simbolo funerario, sia nei paesi mediterranei che in Medio Oriente.
Scusate, forse mi sto dilungando un po’, ma il fatto è che sul sito del giardino la sezione “A to Z poisonous plant” è davvero ricchissima. Riporta i nomi delle piante, la loro origine, video, foto, leggende e descrizione degli effetti, che non necessariamente sono mortiferi: possono esaltare, allucinare, intorpidire, acuire il desiderio… Purtroppo mancano indicazioni sull’utilizzo ma davvero, tutte le informazioni fornite da Mr John Robertson – curatore del sito nonché consulente del giardino vero e proprio – sono preziosissime.
E dunque? E dunque andate a perdervi lì dentro o, meglio ancora, se state progettando un viaggio in Uk non dimenticate di inserire l’Alnwick Garden e il suo Poison Garden nel vostro itinerario. Sarete grati alla sua fondatrice, Jane Percy, duchessa di Northumberland, di essersi dedicata a questa grandiosa impresa botanica, che si estende su 14 ettari di terreno e attira ogni anno oltre mezzo milione di visitatori che si aggirano tra roseti, ciliegi e poi varcano il famigerato cancello: “Queste piante possono uccidere”. Vero. Ma possono anche insegnare moltissimo.