Salernitani e appassionati l’hanno tanto atteso, ma ora è una realtà: il libro sul Giardino della Minerva, pubblicato dalle “Edizioni 10/17”, è stato presentato giovedì 26 gennaio alla libreria Feltrinelli di Salerno.
A rappresentare la città, l’assessore alla cultura Ermanno Guerra. Relatori i due autori, che sono un po’ le due “anime” del Giardino della Minerva: Luciano Mauro, agronomo e progettista di giardini, artefice del recupero del Giardino e suo attuale direttore, e Paola Valitutti, medievista e specialista in archeologia dei giardini. L’uno con la sua esperienza consolidata nella botanica, l’altra con la sua precisa ricerca storica, dispiegano il perché di un libricino di nemmeno cento pagine, ma ricco e stimolante.
Un momento della presentazione del libro. Da sinistra: Ermanno Guerra, Luciano Mauro e Paola Valitutti
Tutto per raccontare quello che è stato forse il primo esempio al mondo di orto botanico, collegato alla Scuola Medica Salernitana e in particolare a Matteo Silvatico, maestro vissuto a cavallo tra il XIII e il XIV secolo e medico di corte del re Roberto d’Angiò: questi arriva addirittura a citare il suo giardino nell’Opus Pandectarum Medicinae, una vera e propria enciclopedia sulle proprietà curative di vegetali, animali e minerali. Probabilmente era proprio lì che Matteo Silvatico teneva le sue lezioni, mostrando ai suoi allievi le varie specie di piante da cui si potevano ricavare polveri o pomate contro febbri e gonfiori. Paola Valitutti ripercorre tutta la storia di questo giardino a terrazze che si arrampica sulle pendici del colle Bonadies, ricostruita grazie ai documenti e alle indagini archeologiche, dalle prime tracce nel XII secolo, quando è indicata come proprietà di Gaita, figlia del medico Giovanni Silvatico, e di suo marito Pietro; si passa poi al Cinquecento, quando lo ritroviamo nelle mani di un’altra famiglia di medici, gli Alfano, proprietari d’altronde della più importante spezieria di Salerno; nel Seicento, strozzati dai debiti, saranno costretti a venderlo a don Diego del Core che lo restaurerà per farne il giardino del suo palazzo… Sono tante le storie che questo giardino ha da raccontare.
Luciano Mauro, invece, descrive la storia recente del giardino e del suo recupero dal degrado in cui era caduto, iniziata nel 1991: «Cominciò tutto un po’ per caso. Eravamo alla ricerca di un luogo in cui far rivivere l’orto botanico di Matteo Silvatico, e scoprimmo solo dopo che quello era veramente l’orto botanico di Matteo Silvatico!» Trasformare un giardino antico in rovina in un orto botanico medievale non è propriamente uno scherzo: ha richiesto più di dieci anni di lavoro, soprattutto se si tratta di andare a ripescare specie vegetali estinte o quasi. E non mancano gli aneddoti gustosi.
«Per raccogliere la mandragora siamo dovuti andare fino a San Pantaleo, un isolotto in provincia di Trapani. – racconta Luciano Mauro. – Con il permesso della Forestale ne raccogliemmo dieci esemplari. Sulla strada del ritorno, i barcaioli locali, vedendoci con fascine di mandragora sottobraccio, ci fissavano sconcertati e ci domandavano cosa volessimo farcene. Così venimmo a sapere che gli abitanti di Mozia conoscono benissimo la mandragora, che loro chiamano dragora, e la usano contro le emorroidi! Avranno pensato che fossimo tutti affetti da emorroidi acute!»
Luciano Mauro, inoltre, tiene a sottolineare che il Giardino della Minerva non può essere un orto botanico in senso moderno, dove si possa fare ricerca farmacologica: lo spazio è troppo poco, e un laboratorio interferirebbe pesantemente con il suo carattere storico.
«Il Giardino della Minerva è soprattutto un luogo della didattica, un modo per mostrare materialmente cosa è stata la Scuola Medica Salernitana. E questa scelta ci ha premiati: nel 2010 il Giardino è stato inserito nella categoria dei parchi più belli d’Italia, ed è diventato tappa obbligata per gli studenti di Seattle (USA) che completano la loro formazione in Storia della Medicina Tradizionale».